Una lotta all’ultimo sangue il cui risultato avrà ripercussioni a livello nazionale negli Stati Uniti è in corso da settimane nel Wisconsin tra il governatore repubblicano Scott Walker e i sindacati dei dipendenti pubblici.
Il tema che è al centro della vertenza è il contratto collettivo, questione che interessa non poco anche l’Italia. Che cosa sta succedendo è presto detto: Walker, eletto in occasione della massiccia vittoria repubblicana (hanno conquistato la camera di Washington e molti governatorati) alle elezioni di medio termine dello scorso novembre, vuole tener fede alle sue promesse elettorali ed ha preso di petto le unions.
Il governatore, alle prese con un deficit di bilancio statale pari a 3,6 miliardi di dollari, vuole che i dipendenti pubblici paghino di più per l’assistenza saniataria e pensionistica, mentre i dipendenti pubblici, e gli insegnanti, lo accusano di distruggere il sindacato prima e la contrattazione colletiva poi.
Nessuna delle parti in causa dice come stanno realmente le cose. Le unions si battono per difendere le loro prerogative, fra cui spicca quella di incassare milioni di dollari presi dalle quote pagate dagli iscritti senza chiedergli di poterlo fare, e il governatore è fermamente intenzionato a ridurre a pezzi il potere politico delle unions.
La posta in gioco è alta perchè se Walker riesce a spuntarla, altri stati con governatori repubblicani neo-eletti irrequieti per farsi un nome, come l’Ohio e il Michigan, potrebbero seguire l’esempio del Wisconsin. Il crescente movimento negli stati in difficoltà economiche per ridurre il potere politico dei sindacati dei dipendenti pubblici determinerebbe risultati disastrosi, non solo per i sindacati stessi, ma per ogni candidato democratico che guarda alle elezioni del 2012, presidenziali e senatoriali, da funzionari locali fino al presidente Barack Obama.
Walker da un punto di vista fiscale è difficilmente attaccabile. Il costo dei benefici per i dipendenti pubblici è schizzato alle stelle di pari passo col potere dei sindacati. Esiste infatti un sistema perverso e molto vicino ad essere corrotto: i sindacati fanno milioni con le quote degli iscritti, che poi vengono utilizzati per finanziare le campagne elettorali di candidati, in prevalenza democratici, favorevoli ai sindacati ed alle loro richieste quando si va alla contrattazione collettiva.
Ed è qui che alle unions dei dipendenti pubblici manca l’autorità morale dei loro fratelli nel settore privato. Scrive in proposito la rivista Time: quando l’United Steelworkers (il sindacato dei metalmecanici) va a negoziare con un’acciaieria, non chiede anche di controllare il consiglio di amministrazione.
Pochi americani sono al corrente di come funziona la macchina-mangia-soldi dei sindacati dei dipendenti pubblici. A molti lavoratori pubblici sindacalizzati le quote sindacali vengono detratte dal salario fin dal momento dell’assunzione.
In genere, un insegnante nel Wisconsin che guadagna di media all’incirca 51 mila dollari l’anno lordi, paga alla sua union mille dollari l’anno. E il suo denaro viene usato per fini politici. Quando, quindi, il sindacato vuole neutralizzare un candidato repubblicano, scrive Time, è come se mettesse in campo un mitra in una rissa cominciata a suon di pugni.
Possono i sindacalizzati rifiutare che le loro quote di iscrizione vengano usate a fini politici? E’ possibile, ma devono chiedere l’autorizzazione ai boss sindacali, e sono pochi a farlo nel timore di ritorsioni. Il governatore Walker sta cercando di cambiare questo stato di cose.
I dipendenti dovranno scegliere ogni anno se essere iscritti al sindacato e se consentono l’utilizzo delle loro quote di iscrizione per fini politici, e niente più automatismi. Naturalmente i capi dei sindacati temono che con questo nuovo andazzo le loro macchine-mangia-soldi si arenerebbero.
Quanto sta accadendo in Wisconsin ha attratto l’interesse nazionale. Le televisioni sono invase da spot pubblicitari in favore dell’una o dell’altra parte. Le unions accusano Walker di essere contro la contrattazione collettiva, mentre Walker batte il tasto che il Wisconsin, in semi-bancarotta, non può più permettersi lo strapotere economico e politico dei sindacati. Dalla sua parte ha tra l’altro il fatto che negli Stati Uniti il collective bargaining sta diventando un fossile.
Per i dipendenti pubblici acquistò forza e rilevanza solo negli anni sessanta, quando fu adottato con l’aiuto dei sindacati e la predominanza politica dei democratici. Due generazioni dopo, la contrattazione collettiva per i dipendenti pubblici esiste solo in 26 stati su 50, e non è nemmeno praticata per la maggior parte dei dipendenti del governo federale.