La bufera Wikileaks fa vacillare Barack Obama: la facilità con cui sono passate le notizie di Wikileaks e la scarsa diplomazia nei giudizi dei funzionari Usa non ha fatto fare una bella figura al bravo ragazzo d’America.
«Il problema di Obama con Wikileaks è che aveva promesso di riparare le relazioni tra l’America e il mondo e allo stesso tempo cambiare le regole a Washington», ha scritto il quotidiano britannico «Era il tipo di presidente americano che gli europei avevano sempre sognato». Invece tutti quei telegrammi segreti messi ha nudo hanno dimostrato «che è ancora il commander-in-chief che sta al vertice di un sistema basato su certi valori e politiche che durano da tempo e che agisce, come molti altri politici, dicendo una cosa in pubblico e un’altra in privato».
E anche se la Casa Bianca è corsa ai ripari, il pasticcio è stato fatto. «Ogni rivelazione non autorizzata di materiale segreto è una violazione della legge e mette a repentaglio la nostra sicurezza nazionale», ha dichiarato Jack Lew, direttore dell’ufficio della Casa Bianca per il Management e il Budget.
Hillary Clinton ha commentato: «Gli Stati Uniti sono profondamente dispiaciuti per questa fuga di notizie», ha detto il Segretario di Stato, che ha definito Wikileaks «un attacco alla comunità internazionale».
Ma non è bastato e i Repubblicani hanno cominciato ad approfittare del caos. Il deputato newyorchese Peter King ha accusato Wikileaks di «essere coinvolto in attività terroristica» e di avere «messo i terroristi nella posizione di uccidere americani». Il deputato del Michigan Peter Hoekstra, il repubblicano di più alto grado nella Commissione per l’intelligence, ha chiesto al presidente di dichiarare Wikileaks un’organizzazione terrorista: «È una catastrofe. Ci si può ancora fidare degli Stati Uniti? Gli Stati Uniti sanno mantenere un segreto?».