
ROMA – “Ogni giorno che passa il caos avanza e noi arretriamo, le milizie armate combattono a poche miglia da Latakia, i cristiani vogliono andare via – scrive Francesca Paci della Stampa – La voce del pastore Fouad, raccolta dai ricercatori dellโassociazione Open Doors International, arriva dallโex capitale della Costa Azzurra siriana dove fino al 2010 facoltose famiglie russe villeggiavano nei resort balneari affacciati sul grande porto mediterraneo. Il passato รจ polvere, sepolto sotto le macerie della cruentissima guerra civile in cui รจ degenerata lโinizialmente pacifica rivolta del 2011 contro il regime di Assad, e quel che resta della comunitร cristiana locale รจ lโepigono di un paese perduto.
Secondo gli autori della World Watch List, la lista delle persecuzioni anti-cristiani (la Siria 2015 รจ al quarto posto), la chiesa rappresenta una bella fetta dei 4 milioni di rifugiati allโestero e dei 6,5 sfollati interni. Certo, resiste un nocciolo duro: le foto delle nozze di Fadi e Rana, celebrate a giugno nella parrocchia scoperchiata di St George di Hamidiyah, a Homs, hanno fatto il giro della Rete. Per quanto impossibili da verificare, quelle immagini raccontano lโeffettivo ritorno nella cittร riconquistata agli jihadisti di parte degli abitanti, tra cui 170 mila cristiani. Ma i 5 mila irriducibili di loro che, a detta della ong Aiuto alla Chiesa che Soffre, partecipano alla messa domenicale sono la pallida ombra di una presenza che un tempo costituiva il 10% della popolazione (2,5 milioni di persone).
I cristiani siriani, ยซuna specie a rischio dโestinzioneยป secondo lโarcivescovo greco melchita di Aleppo Jean-Clรฉment Jeanbart, sono la punta avanzata di un esodo che da una trentina dโanni riguarda lโintera regione. Sebbene il gesuita libanese Samir Khalil Samir dati lโorigine del declino allโanno Mille (ยซnel 1400 la percentuale era giร al 10%, da allora i cristiani si sono protetti chiudendosi nelle loro enclaveยป), lo svuotamento delle chiese mediorientali รจ storia dellโultimo mezzo secolo.
ยซCi saranno ancora dei cristiani in Medioriente nel Terzo Millennio?ยป si chiedeva nel 1994 il diplomatico francese Jean-Pierre Valognes nel libro โVie e mort des chrรฉtiens dโOrientโ. Allora prevaleva lโottimismo. Oggi, molte guerre a bassa intensitร dopo e nel pieno dellโoffensiva ideologico-militare dello Stato Islamico, gli studiosi calcolano 12 milioni di cristiani disseminati tra Nordafrica, Medioriente, Turchia, Iran e ipotizzano che si tratti degli ultimi.
Le ragioni sovrappongono economia, religione e geopolitica: anche se la maglia nera dei persecutori tocca da anni alla Corea del Nord, il Medioriente รจ il campo di battaglia della resa dei conti tra lโoccidente (associato che piaccia o no ai cristiani) e il resto del mondo.ยซNon potremmo tornare in Iraq neppure volendo, non abbiamo piรน nulla, noi cristiani siamo una specie a rischio nella regione, tra 4 o 5 anni saremo rimasti cosรฌ pochi che ci additeranno uno per unoยป raccontano al Guardian Leila e Imad Aziz, accampati con mille famiglie cristiane in un centro commerciale della curda Irbil da quando il Califfato ha occupato Mosul lasciando a chi portava la croce al collo la โsceltaโ di convertirsi, morire o pagare la gravosa jizya, il tributo imposto alle origini dellโIslam alla Gente del Libro (ebrei e cristiani). Giร allโindomani della guerra del 2003, assai prima dellโoffensiva guidata da Al Baghdadi, almeno due terzi dei cristiani iracheni avevano abbandonato la terra in cui vivevano dai tempi di San Tommaso (sotto Saddam erano 750 mila, il 7% della popolazione). Otto mesi fa, il 22enne Ayad Imad annunciava i preparativi del suo ultimo Natale a Baghdad mentre nella piana di Ninive gruppi di suoi coetanei stufi di porgere lโaltra guancia si armavano contro lโIsis.
ยซLa fine del cristianesimo in Medioriente potrebbe segnare la definitiva sconfitta del secolarismo araboยป nota lo storico e orientalista William Dalrymple ricordando come sin dal XIX secolo i cristiani abbiano giocato un ruolo vitale nello sviluppo del secolarismo e del nazionalismo arabo, da Michel Aflaq, fondatore del partito Baโath, al diplomatico egizio-libanese George Antonius, autore del volume ยซIl risveglio araboยป (1938). Il luminare di Beirut Kamal Salibi sostiene che i cristiani mediorientali si sentano alla fine di un ciclo, ยซlโepilogo di 14 secoli nei quali la comunitร si รจ distinta per intelligenza e capacitร di leadership preservando al mondo arabo la definizione di arabo anzichรฉ musulmanoยป.
Il Medioriente รจ piรน di un luogo geografico per i cristiani, รจ il Dna della fede, la caverna di Platone in cui si celebra il patto tra Dio e lโuomo. E la Chiesa della Nativitร , dove le piรน fedeli (ma non solo) sโinginocchiano implorando un figlio, ne รจ la quintessenza. Se in ventโanni i cristiani di Betlemme, schiacciati tra lโoccupazione israeliana e il radicalismo di Hamas, sono scesi a meno del 12%, la speranza รจ davvero lโultima dea. Tutti gli altri sono presidi, a partire dal resto di Cisgiordania e Gaza, dove del 20% che erano nel 1948 i discepoli di Gesรน sono ormai lโ1,5%. E poi la Libia(2,5%), lโIran (1%), la Turchia in cui quellโ1% di cristiani residui fa scudo dellโereditร di Atatรปrk, il Libano che non arresta lโesodo di un terzo della sua popolazione neppure con la ripartizione settaria dei poteri, lโEgitto con i copti (10-15%) ostaggio di rivoluzioni e controrivoluzioni, lโArabia Saudita che costringe la liturgia eucaristica nel salotto di casa.
Dio in fondo รจ un pretesto. Il mondo non รจ mai stato meno occidente-centrico di oggi e si prende la rivincita sui potenti di ieri, di cui la chiesa รจ unโicona. I cristiani pagano il prezzo. E il Medioriente, dove morde il freno lโIslam fondamentalista, presenta un conto salatissimo.