Quando il fiscalista di Sondrio è costretto a dimettersi (2005) perché nella maggioranza di centrodestra c’è chi lo odia (quelli di An in particolare), a sostituirlo è chiamato Domenico Siniscalco che fino ad allora era dg del Tesoro: la poltrona liberata dall’economista torinese viene occupata proprio da Grilli che vi rimarrà fino a oggi, passando indenne attraverso governi di diverso colore e confermando la sua fama di tecnico apprezzato sia a destra che a sinistra (con qualche riserva della Cgil che lo ha accusato di non confrontarsi con il sindacato sui problemi dei dipendenti del ministero, di eccedere nelle consulenze esterne e l’ha financo denunciato per aver speso troppo nella ristrutturazione dei suoi uffici). Una fama consolidata anche mettendo a segno alcuni “capolavori”. In particolare parte dal team di Grilli il progetto che, con alcune modifiche, ha portato al varo del fondo per la stabilizzazione dell’euro (750 miliardi) che un anno fa ha permesso alla moneta unica di continuare a stare a galla sui mari procellosi della crisi greca e degli altri Pigs.
La tempesta finanziaria internazionale, sedata ma non superata, ha reso Tremonti ancor più consapevole dell’importanza di avere al proprio fianco un tecnico del valore di Grilli e ha favorito la conquista, da parte di quest’ultimo, di spazi di potere inediti. Il grand commis ha dovuto rinunciare in larga misura ai suoi hobbies preferiti (il golf a Cortina e le passeggiate dolomitiche, il calcetto, qualche partita dell’amata Inter) per diventare un pendolare sempre in volo tra Roma, Bruxelles e Strasburgo. I suoi pareri sono divenuti ascoltatissimi in sede europea – di recente è divenuto anche presidente del Comitato economico e finanziario della Ue – e anche a Roma Tremonti ha tenuto in gran conto la sua opinione per le questioni del debito pubblico e pure per alcune nomine cruciali. Fra tutte giova ricordare quella di Giovanni Gorno Tempini ad amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, un istituto ricco di liquidità che il ministro dell’Economia sta in vari modi cercando di mobilitare per i grandi investimenti infrastrutturali, l’intervento nel Mezzogiorno, il credito alle imprese (prima piccole e medie e ora anche grandissime) e altro ancora. Otre a quello su Gorno Tempini, che Grilli conosce quantomeno dai tempi in cui lavorava alla JP Morgan e che alla Cdp ha messo d’accordo i rappresentanti del ministero con quelli delle fondazioni bancarie, un altro suggerimento accolto ha riguardato Andrea Beltratti, nominato alla cruciale postazione di presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, che di Grilli era stato allievo a Yale.
Ora il medico mancato è a un passo da via Nazionale: se Draghi parte per Francoforte difficilmente a Grilli non verrà aperto il portone di palazzo Koch. Unico dubbio sollevato da qualche dietrologo deriva dal fatto che il suo primo sponsor, Tremonti, agli occhi di una parte della sua stessa maggioranza, e fors’anche del premier, appare già troppo potente: quindi qualcuno potrebbe mettersi di traverso onde evitare la nomina di un “suo” uomo anche alla Banca d’Italia.
