Dovrà trovarli anche per la Giustizia, come giustamente Angelino Alfano da tempo gli fa osservare. E potrebbero non bastare a Fini ed ai suoi che premono anche per ottenere maggiori risorse da destinare alle forze dell’ordine. Anzi, saranno sicuramente insufficienti di fronte al “niet” di Futuro e libertà sul varo del processo breve o sulla norma transitoria che dovrebbe colmare il vuoto tra la prevedibile bocciatura del legittimo impedimento ed il nuovo “lodo Alfano” costituzionalizzato, onde evitare sgradevoli sorprese primaverili al presidente del Consiglio.
Non è poi assodato che sugli altri punti del programma di fine legislatura tutto fili liscio. Le risorse per il Sud, ad esempio, ci saranno? La Banca del Mezzogiorno si farà? E quali contenuti avrà il federalismo fiscale, soprattutto quanto costerà? Interrogativi al netto delle ordinarie insidie che possono derivare da qualsiasi tipo di emergenza si presenterà ai quali nessuno, al momento, può dare risposte rassicuranti.
Insomma, Berlusconi che si toglierebbe d’impaccio andando alle elezioni, non può staccare la spina perché lo spettro del governo tecnico gli leva il sonno. Sa per certo – e candidamente lo ha confessato – che chi si dovesse prendere la briga di vararlo non suderebbe le canoniche sette camicie: potrebbe distribuire una settantina di poltrone ministeriali e accontentare tanti quanti postulanti occorrerebbero per mettere al riparo la legislatura la quale se finisse in anticipo farebbe perdere il vitalizio a circa i due terzi dei parlamentari: coloro che sanno di non essere rieletti perché non dovrebbero prolungarne l’agonia, con la scusa magari di fare una legge elettorale che al momento nessuno è in grado di fare oltretutto (è l’ennesima bufala della partitocrazia moribonda…)?
Ecco il quadro che Berlusconi sogna la notte. E tanti italiani insieme con lui. E’ un quadro nel quale la corsa ad ostacoli, a guardare bene, si svolge in una palude. Il rischio di affondare è ben peggiore di quello di cadere.