L’11 gennaio in corte d’assise a Mantova si apre il processo per le morti al Petrolchimico avvenute tra i lavoratori tra il 1970 e il 1989. Sul banco degli imputati dodici tra ex manager ed ex direttori dello stabilimento Montedison di Mantova, poi Montepolimeri e infine Montedipe, prima dell’avvento dell’Eni.
Tutti sono accusati di omicidio colposo per la morte di 72 operai e per omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Gli ex operai, secondo l’accusa, sono stati stroncati da tumori dovuti alla prolungata esposizione a sostanze cancerogene come benzene, stirene e amianto.
Il processo arriva dopo otto anni di indagini da parte dei sostituti procuratori Giulio Tamburini e Marco Martani, che hanno preso in esame oltre duecento decessi di persone che avevano lavorato nel Petrolchimico di Mantova. Alla fine avevano individuato 70 decessi e due operai ammalati che, di recente, sono deceduti, portando a 72 il numero dei morti per i quali si procede. Al processo, oltre ai parenti di 37 delle 72 vittime, si sono costituiti parti civili, il Comune di Mantova, la Regione Lombardia, i sindacati dei chimici, due aziende del gruppo Eni (la Polimeri Europa e la Syndial), Medicina democratica e l’Associazione esposti all’amianto.
L’inchiesta ha preso l’ avvio, otto anni fa, da uno studio epidemiologico condotto dall’Asl di Mantova e da un esposto presentato alla procura di Mantova dagli allora consiglieri regionali Carlo Monguzzi e Giuseppe Torri. Da domani i familiari delle vittime potranno seguire in teleconferenza tutte le fasi del processo dall’aula magna dell’università .