ROMA – Il suo nome, all’appassionato di calcio italiano, evoca una maschera di sangue e una squalifica record di 8 giornate inferta a Mauro Tassotti per gomitata. Era il 1994: da allora Luis Enrique ha giocato per altri 10 anni, poi ha appeso le scarpette al chiodo e si è messo ad allenare. Ora sarebbe a un passo dalla Roma: piace al (probabile) futuro direttore generale Franco Baldini ed è stato “raccomandato” dall’attuale allenatore del Barcellona Pepe Guardiola.
Perché Luis Enrique viene dalla stessa scuola: quando, nel 2008, Guardiola ha fatto il salto andando ad allenare la prima squadra, Luis Enrique ha preso le redini del Barcellona B, la seconda squadra del club. In Spagna funziona in modo diverso che in Italia: non ci sono le “primavera”, le giovanili dei grandi club militano nelle serie inferiori. Un po’ come se da noi, in serie B, ci fosse una Milan B o una Roma B. Così i giovani crescono prima e meglio, giocando partite vere. Se vincono il campionato restano comunque in B liberando un posto a chi è arrivato dietro ed evitando conflitti imbarazzanti.
Luis Enrique, quest’anno, il Barcellona B l’ha portato al quarto posto proponendo la “specialità della casa”: 4-3-3 offensivo basato su tecnica e velocità. In Spagna è evidentemente giudicato pronto visto che lo voleva l’Atletico Madrid e l’accordo sembrava ad un passo. Poi si è messa in mezzo la nuova Roma, quella di DiBenedetto: Luis Enrique sembra rispondere a quasi tutte le caratteristiche richieste dal manager americano: è giovane, straniero e pratica un calcio offensivo. Manca l’esperienza e questo è il grande punto interrogativo.
Su Luis Enrique, però, garantisce Guardiola: “E’ un fenomeno – avrebbe detto a Baldini secondo Alessandro Catapano della Gazzetta dello Sport – Nei prossimi anni diventerà un grandissimo allenatore”. Secondo Catapano, Sabatini e Baldini lo seguono da mesi e l’hanno già incontrato almeno due volte. La seconda è stata quella buona. Luis Enrique avrebbe citato il “Cammino di Santiago” di Paulo Coelho: “Quando si va verso un obiettivo è molto importante prestare attenzione al cammino”. E il cammino di Luis Enrique, a meno di ripensamenti clamorosi, porta dritto a Roma.