Fabio Quagliarella: traditore o vittima sacrificale? E’ l’interrogativo che da ieri sera si pongono tutti i tifosi del Napoli e che in queste ore tiene banco più di ogni altra cosa, addirittura piu’ della qualificazione alla fase a gironi conquistata ieri sera dalla squadra di Walter Mazzarri.
I commenti si sprecano, in ogni angolo di strada c’è qualcuno che parla dell’imminente passaggio dell’ attaccante nativo di Castellammare di Stabia alla Juve. La voce di una cessione del bomber della Nazionale era incominciata a circolare nel tardo pomeriggio di ieri ma è diventata una certezza nel momento in cui è stato escluso dalla formazione titolare che ieri al Boras Arena ha battuto l’Elfsborg.
Lui, osannato e amato dai napoletani, lui che venendo a giocare nel club azzurro aveva realizzato un sogno, lui ora, per molti, da salvatore della patria è diventato traditore. C’e’ anche chi lo difende dicendo che le colpe non sono sue ma della società che ha deciso di cederlo ma, la discussione impazza.
E’ difficile capire dove penda la bilancia, c’è chi anche in questo momento sta con lui e chi invece non vuole più saperne niente. ”Era il nostro idolo, ho chiamato addirittura mio figlio Fabio come lui ma ora ci ha traditi – racconta Eugenio che insieme con altri amici commenta gli ultimi sviluppi della vicenda relativa alla punta – E’ meglio che quando la Juve verrà al San Paolo lui non si presenti…”.
Prontamente arriva la replica di Giuseppe, 20 anni ed una passione ereditata dal nonno. ”Non è colpa sua. E’ stato De Laurentiis a volerlo mandare via. Lo immaginavo, prima Cavani, poi Lucarelli. Povero Fabio”. A via Nilo, nel centro antico della città , si è concordi a dire che il calciatore ha sbagliato e che poteva rifiutare così come ha fatto Di Natale restando all’Udinese. ”L’amore per una maglia non ha prezzo – sottolinea Genny – I mercenari non li vogliamo. Se non amava il Napoli ha fatto bene ad andare ma se è stato costretto dalla dirigenza… De Laurentiis ha più volte parlato di una squadra di napoletani e poi manda via il pezzo pregiato. Non voglio crederlo”.
A questo punto, in quello che è diventato una specie di salotto ma senza divani né sedie, sbuca Lino, maglia del Napoli indosso e viso assonnato. ”Ieri ho festeggiato fino a tardi per la vittoria. Che soddisfazione”. A chi gli fa poi notare che non si sta parlando del match di ieri sera ma del passaggio alla Juve dell’attaccante replica: ”Solo uno era attaccato alla maglia, solo uno non l’avrebbe e non l’ha fatto: Diego (ed indica il capello di Maradona custodito in una sorta di teca all’esterno di un bar della zona, ndr)”. Attraverso radio, siti web e social network, il popolo del tifo si interroga, cerca una risposta che si spera arriverà dalle parole del calciatore. Solo lui potrà mettere la parola fine alla disputa tra vittima o traditore.