La scelta di Conte, però, tradisce un nuovo corso comune a tutto il calcio italiano. Un corso che, a seconda dei casi, rivela qualcosa che è a metà tra una scelta consapevole e un “vorrei ma non posso”. Dal nostro pallone, infatti, già dalla scorsa stagione sono spariti i “santoni della panchina”: quelli che c’erano (Mourinho, Capello ecc…) sono andati via. Quelli, vecchi e nuovi, che non c’erano, non sono arrivati.
Ne sanno qualcosa, più di qualcosa, Inter e Roma. Il caso dei milanesi è il più evidente: due anni fa, con Mourinho in panchina, hanno “sparecchiato” vincendo tutto quello che era possibile vincere. Poi un rapido e imprevedibile declino: dal flop di un “santone” come Benitez alla fuga precipitosa di Leonardo l’Inter si è trovata fino a qualche giorno fa con un buco in panchina. Il fatto, già anomalo di suo, è diventato allarmante quando sono iniziati a piovere i “no grazie”. Ai nerazzurri hanno detto no, nell’ordine, Marcelo Bielsa e André Villas Boas.
Passi, al limite per il secondo: corteggiato per settimane dalla nuova Roma made in Usa aveva fatto sapere che sarebbe rimasto “sicuramente” un altro anno al Porto perché il suo lavoro non era finito. All’Inter ha detto la stessa cosa. Poi è arrivato il Chelsea di Roman Abramovich con due valigette piene di contanti, una per il tecnico e una per la squadra portoghese (15 milioni di clausola rescissoria). E Villas Boas ha improvvisamente “dimenticato” che il lavoro col Porto era ha metà.
Bielsa è un caso ancora più eclatante: non allenava una squadra di club da 15 anni e all’Inter ha preferito una squadra spagnola di metà classifica, l’Atletico Bilbao.
Risultato: Gasperini, italiano e relativamente giovane, piacerà pure all’Inter. Ma alla luce delle trattative ci vuole veramente uno sforzo per non vederlo come un ripiego. Auguri.
Il Milan e il Napoli, invece, non hanno cambiato. Massimiliano Allegri, nella stagione dei tecnici che non avevano mai vinto uno scudetto è arrivato primo e ora punta a rifarlo. Dalle parti di Milanello, però, si guarda tradizionalmente molto più alla Champions e quest’anno gli ottavi potrebbero non bastare a Berlusconi e Adriano Galliani.
Walter Mazzarri, invece, dopo le polemiche e le rotture con Aurelio De Laurentiis è rimasto. Per lui la sfida è durissima: fare meglio del terzo posto sarà quasi impossibile, considerando che c’è di mezzo anche la Champions con un girone che difficilmente sarà facile.
Infine il rebus Roma. Gli americani si insedieranno a titolo definitivo ad inizio luglio. Insieme all’arrivo di Walter Sabatini e dello spagnolo Luis Enrique per ora è l’unica certezza. Anche nella capitale la rivoluzione è partita con una panchina giovane. La Roma, però, prima di affidarsi al tecnico del Barcellona B, ha incassato i no di Villas Boas (assenza della doppia valigetta di cui sopra) e del tecnico del Barcellona A.
La promessa è quella di una squadra giovane, arrabbiata, tecnica e veloce. Si aspetta la traduzione della promessa in mercato.