E poi la profezia della fine del rapporto: ancora un anno e con Gasperini chiudo. In realtà c’è voluto un anno e mezzo, non solo il campionato successivo con un Genoa meno brillante e i primi memorabili scontri tra Gasp e Preziosi, la sarabanda dei centravanti, che il presidente prendeva, Floccari, Crespo, Acquafresca per sostituire l’insostituibile Milito e che Gasp faceva giocare con il contagocce per arrivare al divorzio, dopo la prima incrinatura.
Ma il Genoa era un giocattolo troppo luccicante con un presidente re del mercato e un allenatore dal gioco divertente per romperlo così presto e allora i due si erano autodisciplinati in una specie di armistizio armato. Gasperini criticava la campagna acquisti dopo la vendita dei gioielli Milito e Motta che stavano per fare le fortune della sua futura Inter e Preziosi inghiottiva. Non so che obiettivi abbiamo, si lamentava, sottilmente l’allenatore, sottolineando una rarefazione di rapporti con la società, e ovviamente, soprattutto con il presidente-padrone e Preziosi rispondeva educato formalmente, ma montando una furia dentro di sé, manifestata con sfoghi con la ristretta cerchia dei dirigenti e degli amici, compreso il “grande comunicatore” Luca Barabino della Barabino&Partners, la potentissima società di comunicazione di matrice genovese, diventato il suo uomo-immagine, oltre che membro della Fondazione e regista della scuola calcio per bambini che tanto avrebbe rilanciato dell’immagine genoana e compreso qualche giornalista ultrafidato, dalla bocca cucita.
Un sottile gioco di nervi che andava su e giù con la tensione, seguendo il filo dei risultati. Intanto in quel campionato, successivo a quello trionfale, l’andamento era meno brillante e più controverso: una difesa meno rocciosa con la partenza di Ferrari, il centrale rapito da un miliardario sogno turco e un attacco in preda a troppi turn over per incidenti (Jankovic il serbo talentuoso rotto per tutto il campionato ed oltre, Palladino fragile, Floccari in recupero dopo il crack della fine stagione precedente) e malintesi tattici con lo stesso Floccari, mai lanciato veramente dal Gasp in campo, con Crespo, disponibilissimo, ma un po’ deludente, tanto da essere dirottato, alla fine al Parma, con Robert Acquafresca, arrivato dopo e mai espressosi come poteva. Insomma un lento logoramento culminato poi nella riconferma molto sofferta per il campionato successivo, quello del 20010-2011, incominciato con una campagna acquisti mirabolante che proiettava in teoria il Grifone dell’empireo: lo spagnolo Chico, il talentosissimo portoghese Veloso, il portiere Eduardo, migliore degli ultimi mondiali, il terzino volante brasilero Rafinha in arrivo dal campionato tedesco e la vecchia gloria Toni mundial, più un mazzo di giovani, tra i quali il centroavanti in erba Destro, promessa dell’Inter. Altro che parte sinistra della classifica e nada mas! I tifosi con questa squadra e con Gasp potevano sognare molto di più, malgrado il ritiro del croato Juric la colonna portante della squadra, insieme ai fedelissimi Milanetto e Marco Rossi, rimasti .