
ROMA – “Italia corre rischio fatale”, il premier Enrico Letta ottiene la fiducia al Senato, anche grazie alla clamorosa svolta di Berlusconi.ย Ecco il testo integrale del discorso di Enrico Letta:
SIGNOR PRESIDENTE, onorevoli senatori, nella vita delle Nazioni l’errore di non saper cogliere l’attimo puรฒ essere irreparabile. Sono le parole di Luigi Einaudi quelle che richiamo qui oggi. le richiamo qui in Parlamento, davanti al Paese, davanti a tutti voi, per venire subito al cuore della questione. L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, irrimediabile. Sventare questo rischio, cogliere o non cogliere l’attimo, dipende da noi, dipende dalle scelte che assumeremo in quest’Aula, dipende da un sรฌ o da un no.
C’รจ un monito, un monito piรน recente, ugualmente solenne, che voglio qui ricordare. Poco piรน di cinque mesi fa il Presidente, cui va una volta ancora la mia, la nostra, profonda gratitudine, per quanto ha fatto e sta facendo per l’Italia, il presidente Giorgio Napolitano invitava le Camere riunite ad offrire una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di volontร di dare risposte vere ai problemi del Paese. Invitava tutti coloro che lo avevano appena eletto una seconda volta alla Presidenza della Repubblica – fatto unico nella nostra storia – a uno scatto di dignitร , di attaccamento alle istituzioni di amore per l’Italia.
Quel monito fu accolto, anche allora, da un appassionato plauso della maggioranza dei presenti di queste Aule. Quel monito ha avuto come seguito nei mesi successivi l’impegno, con tutte le forze e la massima determinazione possibile, del Governo per costruire soluzioni tangibili ai problemi veri delle persone, per provare ad alimentare una rinnovata fiducia nella politica, nella sua capacitร di riformare l’Italia e anche, problema piรน serio, di riformare se stessa, per restituire al mondo l’immagine di un Paese giovane, dinamico, affidabile.
I componenti del Governo hanno dato prova di lealtร . Tutti, pur consapevoli dello spazio ristretto nel quale ci si muoveva, si sono adoperati in Consiglio dei ministri e nell’attivitร da Ministri per costruire insieme politiche efficaci, senza certo rinunciare alla propria identitร politica o ai propri convincimenti di parte, ma lavorando tutti con vero spirito costruttivo. Abbiamo fatto passi avanti, impensabili anche solo fino a pochi mesi fa, nella comprensione reciproca. Ci siamo confrontati su un orizzonte piรน alto, piรน nobile, quello dell’interesse generale degli italiani. Egli italiani, nella stragrande maggioranza, ci dicono, mi verrebbe da dire ci urlano, che non possono piรน delle messe in scena da ยซsangue e arenaยป e del ยซsi scannano su tutto, ma poi non cambia nienteยป. Cambia se vogliamo che cambi. Cambia se ci predisponiamo noi per primi al coraggio. Cambia se siamo solidi al punto da non temere che l’incontro con l’avversario sporchi o inquini la nostra reputazione: solo chi ha un’identitร debole teme il confronto con le ragioni altrui.
Io stesso, lavorando gomito a gomito con i Ministri, con i parlamentari che milita in altri partiti rispetto quello nel quale milito io, sono in grado oggi di apprezzare e di testimoniare la passione che alberga in tutti i settori della politica italiana, settori che non sono il mio, settori che hanno dato esempio di vitalitร complessiva del sistema, ai quali voglio quindi rendere testimonianza e che, voglio sottolineare rappresentano uno dei punti nevralgici della discussione che stiamo svolgendo. Solo chi non ha le spalle larghe finisce ostaggio della paura del dialogo, perfino quando il dialogo รจ virtuoso e volto solo e soltanto al bene comune.
La prima sede deputata al confronto sono certamente le istituzioni. Per questo in ogni atto del Governo, in ogni iniziativa, nazionale e internazionale, in ogni passaggio, anche delicato o doloroso, ho doverosamente coinvolto il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati. Personalmente, con oggi, ho risposto dell’operato del Governo, io stesso, in Parlamento, 15 volte in poco piรน di 150 giorni. Ho ripristinato lo strumento delย question timeย alla Camera dopo anni e anni di assenza; l’ho introdotto per la prima volta in quest’Aula al Senato. Perchรฉ questo รจ il luogo della sovranitร popolare. Perchรฉ il rispetto e l’amore per le istituzioni sono intrinseci alla cultura, alla mia cultura, e costitutivi della mia storia personale e politica. Perchรฉ il Governo che guido รจ nato in Parlamento, e, se deve morire, deve farlo qui: in Parlamento, appunto, alla luce del sole, di fronte a tutti gli italiani.
Questa trasparenza, con la linearitร dell’azione politica ad essa sottesa, รจ il modo migliore per affrontare anche le piรน complesse e apparentemente inestricabili commistioni tra questioni diverse e in conflitto tra di loro. ร il caso – non intendo certamente girarci attorno – della vicenda giudiziaria che investe Silvio Berlusconi. La vita del Governo e la decisione della Giunta delle elezioni e delle immunitร parlamentari del Senato sulla sua decadenza da senatore si sono sovrapposte in queste settimane in un crescendo di convulsioni che ha sempre piรน condizionato il dibattito pubblico. Un crescendo culminato mercoledรฌ scorso nell’annuncio delle dimissioni da parte dei parlamentari del PdL, giunto proprio mentre intervenivo, a nome di tutta l’Italia, davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ebbene, esattamente una settimana fa si รจ creata una situazione insostenibile che mi ha portato qui oggi a tracciare davanti a voi la separazione tra quella questione giudiziaria e l’attivitร di un Esecutivo che รจ nato per servire l’Italia. I due piani non potevano nรฉ possono essere sovrapposti.
La nostra Repubblica democratica si fonda sullo Stato di diritto, sul principio di legalitร , sulla separazione dei poteri. In uno Stato democratico le sentenze si rispettano, si applicano fermo restando il diritto intangibile a una difesa efficace, senza leggi o trattamenti nรฉย ad personam, nรฉย contra personam. Un diritto che va riconosciuto e concesso a un parlamentare come a qualsiasi altro cittadino italiano.
Onorevoli senatori, il Governo, questo Governo in particolare, puรฒ continuare a vivere e a fare bene solo se รจ convincente nella definizione del programma e nella sua attuazione, in un vero e proprio nuovo patto, giorno dopo giorno, con la prospettiva sempre focalizzata sui problemi veri delle persone, delle famiglie, delle imprese, della nostra comunitร . Tutto il resto (le minacce quotidiane, le polemiche tossiche agitate strumentalmente) ingenera caos, disagio, smarrimento nei cittadini; di certo nulla di buono e sano porta alla gestione della cosa pubblica, tanto piรน in una stagione di gravissima complessitร quale quella che stiamo vivendo.
Piรน e piรน volte in questi mesi mi avete ascoltato tessere in Italia e all’estero l’elogio della stabilitร : stabilitร intesa come valore assoluto, da perseguire e alimentare ora dopo ora, stabilitร messa cosรฌ clamorosamente a repentaglio.
Non รจ sempre stato cosรฌ nella storia italiana. Nella primissima fase della Repubblica, dal 1946 al 1968, abbiamo avuto una stabilitร politica impensabile oggi. In quegli anni, dal ’46 al ’68, tre Presidenti del Consiglio hanno governato la maggior parte di quel tempo. I benefici della stabilitร di allora li conoscono tutti gli italiani; hanno avuto conseguenze: la ricostruzione dalle macerie della guerra, ilย boomย economico, una crescita media del 5 per cento l’anno, un debito pubblico che a quel tempo era ben al di sotto del 50 per cento del PIL. Poi, tra il 1968 e il 1992 si sono succeduti ben 24 Governi; la crescita รจ rallentata, il consenso elettorale รจ stato acquisito allargando i cordoni della borsa dello Stato, facendo piรน che raddoppiare il debito pubblico. La fase successiva, quella attuale, avrebbe dovuto essere la stagione della democrazia compiuta e governante. Non lo รจ stata, ahinoi!
Dal 1992 ad oggi si sono avvicendati addirittura 14 Governi. Per un impietoso confronto, in Germania ci sono stati solo tre cancellieri nello stesso periodo. Noi 14, loro tre in tutto! Un altroย spread, a ben vedere, che pesa eccome nel confronto con le grandi democrazie europee. ร evidente a chiunque che le politiche per la crescita, che necessitano di un lungo respiro perchรฉ chi le attua possa goderne frutti, sono possibili solo con una prospettiva temporale ragionevole e con Governi stabili.
Nel breve orizzonte manca il coraggio perchรฉ ai primi costi – le riforme sono costose, oltre che spesso dolorose in termini di consenso – il Governo viene mandato a casa. Avanti il prossimo, il prossimo ancora oppure tutti alle urne. Questa รจ una delle ragioni – non certo l’unica – che spiega la mancanza di crescita e l’impennata del debito pubblico. Dietro, a ben vedere, c’รจ un’altra grande mancanza, quella della politica: c’รจ l’assenza di scelte forti e l’ossessione del presente, del consenso a tutti i costi, qui e subito.
Oggi rischiamo di trovarci in una situazione analoga. Non sono le forze dell’opposizione, che legittimamente si oppongono a un Esecutivo che non condividono, ma le forze della maggioranza a trovarsi in una fibrillazione che potrebbe precipitare la crisi. Una crisi significherebbe contrarre ancora gli orizzonti, posticipare di nuovo le misure a favore di imprese, lavoratori, disoccupati giovani e non che aspettano solo di essere aiutati per uscire dalla crisi; significherebbe di nuovo sedere sul banco degli imputati in Europa e nel mondo come Italia incorreggibile che non impara mai dai propri errori, l’eterna incompiuta che manda nel panico i mercati e scatena la preoccupazione.
Questo significherebbe, anche oggi, rinunciare alla riforma indispensabile della politica e delle istituzioni. ร una riforma cui tutte le forze di maggioranza si sono solennemente impegnate ad aprile: mai piรนย Porcellum, mai piรน finanziamento pubblico ai Partiti, mai piรน storture del bicameralismo paritario. Oggi, in poco tempo, possiamo riformare davvero la politica. I provvedimenti varati dal Governo in questi mesi sono ora all’esame del Parlamento. Se rapidamente discussi e approvati, possono costituire davvero una svolta nel rapporto con una pubblica opinione che, dobbiamo esserne tutti consapevoli, non dร piรน credito alle promesse e non attende piรน. Il tempo d’attesa รจ scaduto.
In caso di crisi rischiamo invece di scivolare verso elezioni che potranno sรฌ portare a un raggiustamento nelle percentuali tra un Partito e l’altro, ma rischierebbero – lo sappiamo – di consegnare per l’ennesima volta il Paese all’ingovernabilitร . Probabilmente ci troveremmo ancora, dopo le elezioni, per uscirne, le larghe intese perchรฉ con questa legge elettorale, questo assetto bicamerale, con questo sistema politico frazionato in quattro o cinque coalizioni, le prossime elezioni rischierebbero di non produrre una chiara maggioranza.
Sulle riforme oggi la direzione รจ tracciata. In questi cinque mesi, in anticipo sul cronoprogramma che ci eravamo imposti e che avevamo deciso insieme in Parlamento, il Comitato dei saggi ha completato un impianto di riforma delle istituzioni ambizioso, moderno ed equilibrato. Non c’รจ nessun stravolgimento, nessun golpe, nessun attentato ai principi fondamentali della Carta costituzionale, ma solo indicazioni di rotta per cambiare in meglio e rendere finalmente funzionante la democrazia italiana.
D’altronde, come si fa a difendere il bicameralismo paritario? Come si fa a non ridurre il numero dei parlamentari e come si fa a non vedere gli intralci e le storture generate dal Titolo V del 2001? Oggi siamo, come dicevo, nelle condizioni di chiudere in anticipo, rispetto alle previsioni iniziali, e di completare, dunque, il percorso di riforma in 12 mesi da oggi. Questa volta ce la possiamo fare; possiamo costituire istituzioni funzionanti e, prima di ogni altra cosa, scrivere, come sta avvenendo qui in Senato, presso la Commissione affari costituzionali, in quanto รจ materia tipicamente parlamentare ed il Governo รจ rispettoso dell’iniziativa del Parlamento, una legge elettorale in grado di restituire il diritto di scelta ai cittadini, di consegnare al Paese vincitori e sconfitti, di mettere chi vince nelle condizioni di governare davvero, fuori dalle polemiche per il bene dei cittadini e con il coinvolgimento di tutte le forze politiche dentro e fuori la maggioranza.
Il Governo, dunque, intende sostenere e accompagnare attivamente il percorso parlamentare (che oggi, con la procedura di urgenza in atto qui al Senato, รจ un procedimento concreto) di modifica dell’attuale legge elettorale sia in previsione di una possibile pronuncia della Corte costituzionale sia per evitare il rischio che il Paese possa tornare al voto con l’attuale legge, che toglie ai cittadini il diritto di scegliersi gli eletti e che porta maggioranze diverse, come capita questa volta, nelle due Camere.
Un percorso di modifiche che non รจ in contrasto con la consapevolezza che la legge elettorale andrร poi rivista in base alle scelte di modifica costituzionali in materia di forme di Governo e bicameralismo.
Onorevoli senatori, che ce la possiamo fare l’ho detto e ridetto all’infinito a tutti coloro che ho incontrato nelle ultime settimane. Vale per la riforma delle istituzioni, vale a maggior ragione per l’economia e la societร . Dopo otto trimestri di contrazione, l’economia italiana si รจ stabilizzata e avviata verso una graduale ripresa. Abbiamo alle spalle un incubo, abbiamo alle spalle un periodo di recessione senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale; una recessione che segue il decennio perduto. Con la crisi l’Italia ha perso piรน di otto punti percentuali di PIL, l’Italia ha perso oltre un milione di posti di lavoro; un cataclisma nell’economia, nella societร , che porta e ha portato preoccupazione, disagio, disperazione nelle famiglie italiane.
ร a loro, prima che a chiunque altro, che dobbiamo rendere conto delle nostre azioni; รจ su di loro che le conseguenze del voto di oggi potrebbero causare danni irreparabili. Per evitarlo, subito, tra pochi giorni, abbiamo l’occasione di fare una nuova politica economica e industriale che si concentri su tre grandi prioritร : il rafforzamento della ripresa in atto, il taglio consistente delle tasse sul lavoro e sui lavoratori, un intervento drastico sui fattori che limitano la competitivitร dell’economia.
Dal suo insediamento il Governo ha investito oltre 12 miliardi di euro, quattro dei quali sul lavoro, la cassa integrazione, gli ammortizzatori sociali e la lotta alla povertร ; lo ha fatto in costante e proficuo dialogo con il sindacato e con tutte le parti sociali, ed รจ stata una buona notizia il documento comune sulla crescita presentato un mese fa dagli imprenditori e i sindacati, documento sul quale siamo pronti oggi al confronto.
Il nostro obiettivo, dichiarato da tempo, รจ un aumento del PIL pari all’un per cento per il 2014 e superiore negli anni successivi. La legge di stabilitร รจ l’occasione per raggiungere questi obiettivi e dimostrare al Paese che il cambiamento รจ in atto. Questo non significa naturalmente che abbiamo intenzione di arretrare di un millimetro nel processo di risanamento della finanza pubblica, anche perchรฉ ogni allentamento delle politiche si riflette pesantemente sui costi di finanziamento del nostro debito.
Il risanamento ci ha consentito, grazie ai sacrifici di tutti gli italiani e all’azione degli Esecutivi precedenti e di questo Governo, di uscire a fine giugno dalla procedura di infrazione perย deficitย eccessivo dell’Unione europea; ci ha permesso finalmente di non essere piรน sotto esame. Per questo vogliamo e possiamo confermare, con la serietร che ci รจ richiesta e di cui certo disponiamo, che rispetteremo gli impegni con l’Europa per il 2014: l’indebitamento nominale deve restare e resterร entro la soglia del 3 per cento; l’indebitamento strutturale deve tendere e tenderร rapidamente verso il pareggio; il peso del debito deve ridursi e si ridurrร . Nell’immediato il Governo adotterร le misure necessarie per ricondurre l’indebitamento del 2013 entro il 3 per cento.
In questi cinque mesi, onorevoli senatori, abbiamo sostenuto l’economia in primo luogo attraverso la forte accelerazione impressa al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese; un percorso iniziato durante il Governo Monti, che ci eravamo impegnati a velocizzare. L’abbiamo fatto e documentato settimana dopo settimana; a oggi, 2 ottobre, alle imprese sono arrivati 12 miliardi di euro, con un’accelerazione di settimana in settimana. Completeremo il tutto nel 2014, e anche in questo caso non c’รจ certo bisogno di ricordare che l’eventualitร di un Governo debole rallenterebbe o addirittura impedirebbe di portare a compimento il pagamento. Interverremo poi per ridurre i costi delle bollette elettriche e rilanceremo politiche industriali di settore; continueremo interventi specifici a favore delle piccole e medie imprese, cuore del nostro sistema economico e imprenditoriale.
In questi mesi, abbiamo inoltre varato leggi a sostegno dell’edilizia eco-compatibile, del mobile-arredo, dell’efficienza energetica delle infrastrutture, iniziative per migliorare la qualitร della spesa pubblica e dare sostegno alla domanda interna. Queste azioni proseguiranno nell’ultimo trimestre dell’anno e nel 2014.
Non intendo certo qui stilarne la lista (รจ troppo lunga), ma siamo stati tutt’altro che il Governo del rinvio, lo dico perchรฉ voglio far presente che proprio oggi ยซIl Sole 24 OREยป ha un inserto tutto dedicato al tema dei lavori per la casa, per le infrastrutture, per gli interventi eco-compatibili, antisismici, per il contrasto d’interessi, che rende possibile che quando si chiede una fattura vi sia da una parte l’interesse ad ottenerla e dall’altra parte di chi svolge una funzione l’interesse a farla e a fare tutto alla luce del sole.
ร la dimostrazione qui che chi parla di Governo del rinvio mente ed รจ la dimostrazione qui dei fatti concreti che in questi cinque mesi sono stati messi in campo per rilanciare l’economia, i posti di lavoro e le attivitร del nostro Paese.ย Invito chi parla di governi del rinvio a chiedere ai beneficiari delle centinaia di misure messe in cantiere da aprile in poi se condividono o meno questa percezione: ai precari della pubblica amministrazione, alle donne vittime di soprusi, agli esodati per licenziamento individuale, ai cassaintegrati, agli insegnanti di sostegno, agli assegnatari delle borse di studio, agli operatori della cultura, ai lavoratori delle fondazioni liriche, a chi sta ristrutturando casa, a quanti ieri stesso in tre ore hanno fatto unย clic, 5.500 posti di lavoro nuovi che si sono creati per i giovani, ai piccoli imprenditori beneficiari della nuova legge Sabatini, ai ragazzi che fino a ieri erano figli legittimi, naturali, adottivi e oggi sono figli, figli e basta. E potrei continuare.
Invece che di rinvii, parliamo di serietร , perchรฉ i problemi li abbiamo affrontati in questi mesi, con soluzioni immediate quando รจ stato possibile: penso ancora alla cassa integrazione, alla riforma per rendere piรน rapida la giustizia civile, al piano casa per le giovani coppie e per i precari, alla legge contro il femminicidio, al diritto allo studio, alla cultura, all’edilizia scolastica che รจ ripartita, allo sblocco dei cantieri, ai primi interventi di lotta alla povertร , agli ecobonus, alla defiscalizzazione di tanto lavoro per i giovani.
Quando invece le soluzioni immediate non sono state oggettivamente percorribili, abbiamo scelto la via della costruzione paziente di riforme destinate a durare certo oltre il nostro stesso mandato.
ร una scelta che rivendico, sรฌ, รจ una scelta di serietร . Questo stesso metodo ci guiderร nel prossimo futuro: selettivitร , attenzione, cura per la cosa pubblica senza alcuna ansia dettata dalle pressioni del dibattito pubblico. La legge di stabilitร estenderร il campo d’azione degli interventi per la crescita, sposterร l’enfasi della politica di bilancio verso la riduzione della spesa e verso la riduzione delle tasse, in linea con quanto abbiamo fatto finora, confermando anche in materia fiscale e di fisco per la casa la rotta degli impegni assunti.
Proprio perchรฉ non vogliamo nuove tasse, intendiamo mettere il livello complessivo della spesa pubblica al centro dell’impostazione dell’azione di bilancio per il 2014. Al contenimento della spesa pubblica contribuirร il processo di revisione delle strutture pubbliche nelle loro procedure. Vorrei che questo passaggio fosse chiaro a tutti noi: non esistono tagli di spesa facili, a meno che non s’intenda, ma sono certo che nessuno in quest’Aula lo voglia, procedere a colpi di tagli lineari. La revisione va dunque fatta con accortezza, attenzione, competenza, se otterremo la fiducia chiederemo al dottor Carlo Cottarelli di assumere il ruolo di commissario per laย spending review.
Crediamo sia possibile fare un’efficace azione di revisione della spesa nella pubblica amministrazione, assicurandone le funzioni fondamentali e tutelando le fasce piรน deboli della popolazione.
E d’altronde – lo voglio dire rivendicandone tutta la forza – in questo 2013 abbiamo realizzato finora 1.700 milioni di euro di riduzione della spesa pubblica. Cifre, fatti, non annunci!
In questi cinque mesi, onorevoli senatori, ho rappresentato l’Italia in quattro Vertici internazionali, due Consigli europei, un G8 e G20. Ben tre di essi, tre su quattro, hanno avuto al centro la battaglia contro i paradisi fiscali nel mondo. Il nostro contributo รจ stato importante per l’assunzione di decisioni ormai vincolanti: il cerchio si sta stringendo attorno ai Paesi che alle banche che hanno consentito in questi anni l’esportazione illegale di capitali finanziari sottratti all’erario, dunque alla collettivitร .
Il tempo dei capitali esportati illegalmente all’estero sta dunque finendo, รจ in corso una svolta storica nel mondo che dobbiamo cogliere, affinchรฉ vinca la legalitร e l’Italia possa riappropriarsi di risorse che consentiranno, giร a partire dal prossimo esercizio finanziario, di far scendere ilย deficitย e centrare il nostro obiettivo principale: abbassare le tasse a vantaggio dei cittadini onesti.
Chiederรฒ per questo al procuratore Francesco Greco di riaggiornare rapidamente le conclusioni del lavoro svolto l’anno scorso, per consentirci di avviare un piano articolato sul tema della legalitร e dei capitali all’estero.
La delega fiscale darร poi stabilitร e certezza al regime impositivo, contribuirร a rendere piรน sistematica la lotta all’evasione e a migliorare i rapporti tra fisco e contribuenti, oltre che a consentire una revisione periodica dell’entitร complessiva e delle motivazioni delle agevolazioni fiscali.Vogliamo procedere ad una revisione della struttura delle aliquote dell’IVA e anche l’introduzione dellaย service taxย permetterร di accrescere la responsabilitร fiscale dei Comuni, secondo un principio molto elementare di “vedo-pago-voto”.
Voglio peraltro porre in rilievo – e voglio insistere su questo punto al di lร di tutte le cose dette, spesso a partire da informazioni sbagliate, in questi mesi e in questi ultimi giorni in particolare – che questi cinque mesi di Governo hanno giร determinato un primo significativo sollievo fiscale per gli italiani.
A chi ancora oggi fa polemiche sul tema del fisco ricordo che grazie al nostro Governo gli italiani hanno pagato, in questi cinque mesi, meno tasse rispetto al previsto per oltre 3 miliardi di euro e anche questi sono fatti, non sono rinvii. Con la legge di stabilitร e i provvedimenti collegati punteremo, come ho detto, ad una riduzione del carico fiscale sul costo del lavoro in entrambe le componenti, quella a carico del datore di lavoro e quella a carico del lavoratore. Dunque (lo scandisco bene): piรน soldi in busta paga per il dipendente, piรน margini di competitivitร per le imprese, riattivazione della domanda interna.ย Piรน incentivi all’assunzione dei lavoratori a tempo indeterminato. E poi: sgravi fiscali per leย start upย innovative; rafforzamento dell’ACE (l’aiuto per la crescita economica messo in campo dal Governo Monti) cosรฌ da incentivare la patrimonializzazione delle imprese e gli investimenti; avvio di un importante programma di dismissioni immobiliari e privatizzazioni e razionalizzazione delle societร controllate, statali e locali.
Nessuna svendita, ma fondamentali immissioni di nuovi capitali per essere piรน competitivi ed evitare quelle delocalizzazioni che soprattutto nelle Regioni del Nord, con le vicine e competitive aree della Slovenia, dell’Austria e della Svizzera, rendono complesso il lavoro delle nostre piccole e medie imprese.
L’azione congiunturale e le riforme strutturali devono essere collegate strettamente, dobbiamo completare gli interventi giร avviati nei campi della giustizia civile, della regolamentazione e della riforma della pubblica amministrazione. Su questa traccia muove il Piano destinazione Italia, presentato personalmente alla comunitร finanziaria mondiale la scorsa settimana.
Si tratta di un pacchetto di certezze con tre prioritร assolute: assicurare agli investitori stranieri e ai nostri imprenditori la certezza del fisco, essenziale per la pianificazione degli investimenti; la certezza dei tempi, appunto con la riforma della giustizia civile; la certezza delle regole, per esempio con la riforma della Conferenza dei servizi e con un Testo unico sulla normativa del lavoro.
Piรน in generale, proprio in tema di regole, sulla giustizia il nostro lavoro potrร basarsi sulle importanti indicazioni contenute nella relazione conclusiva del gruppo di lavoro nominato dal presidente Napolitano il 30 marzo 2013.
In questo quadro di opportune e urgenti riforme si collocano sia l’adempimento degli obblighi europei (a cominciare dal rispetto delle decisioni della Corte di giustizia dell’Unione europea), sia la necessitร di ulteriori misure per affrontare la questione carceraria, oggetto di un annunciato messaggio del Capo dello Stato alle Camere e di un suo appassionato discorso nell’ultima visita al carcere napoletano di Poggioreale.
Tornando al piano di attrazione degli investimenti ยซDestinazione Italiaยป, abbiamo iniziato a costruirlo fin d’ora perchรฉ il momento in cui il mondo farร rotta sull’Italia รจ dietro l’angolo. EXPO 2015 รจ dietro l’angolo, guai a considerarlo soltanto un evento: รจ la scossa di fiducia con cui ci scrolleremo di dosso una volta per tutte quella cappa di autolesionismo, di minimalismo che troppo spesso ha accolto le nostre paure. ร un’occasione per tutta l’Italia ed รจ, in particolare, una grande sfida per il Nord e per le aree piรน produttive del Paese.
Il tema dell’EXPO ยซNutrire il pianeta, energie per la vitaยป รจ straordinario, scritto proprio pensando a noi italiani, alla forza dell’ambiente, dell’agricoltura, dell’enogastronomia italiana, che anche nella crisi hanno trascinato ilย made in Italyย nel mondo. Insieme possiamo nutrire l’Italia che fa crescere ogni giorno la ripresa.
In parallelo, occorre portare a compimento l’assetto del decentramento fiscale e completare gli atti, rimasti ancora in sospeso, che riguardano il federalismo fiscale. Le linee guida del Governo sono l’equilibrio di bilanci, la responsabilitร fiscale, la semplificazione. Occorre muovere verso un vincolo di bilancio pienamente coerente con la riforma costituzionale, prima di tutto costruendo un Patto di stabilitร interno piรน intelligente, strategico, industriale e non solo contabile, capace di stimolare gli investimenti anzichรฉ bloccarli, sia con l’obiettivo di creare lavoro in questa fase di crisi, sia perchรฉ, senza investimenti, non esistono innovazione, riforme e crescita.
Lo faremo nel rispetto del ruolo dei territori, nel rispetto del ruolo dei Comuni, che dobbiamo liberare, e nel rispetto del ruolo delle autonomie speciali.
La ripresa della attivitร produttiva attenuerร la disoccupazione e le diffuse condizioni di disagio economico. ร, perรฒ, indispensabile potenziare sotto il profilo quantitativo e quanlitativo gli strumenti di sostegno alle fasce deboli della popolazione: i centri per l’impiego, le misure per l’inclusione sociale, il contrasto alla povertร . Milioni di persone vivono oggi in Italia in una situazione di estrema vulnerabilitร . Non c’รจ niente – davvero niente – di piรน urgente e indispensabile che continuare, come abbiamo iniziato a fare, a mettere in moto strumenti concreti per attenuare la loro disperazione, per evitare che essa si trasformi in rabbia e in conflitto.
Nella legge di stabilitร inseriremo il sostegno all’inclusione attiva, per aiutare le famiglie povere, specialmente quelle con figli minori, condizionato ovviamente alla prova dei mezzi, all’attivazione sul mercato del lavoro e ad altri impegni da parte dei beneficiari. L’aver giร approvato in questi mesi la Carta per l’inclusione sociale dimostra che anche su questo terreno, altro che rinvii: le prime risposte sono arrivate e altre arriveranno.
Questo, onorevoli senatori, รจ valido per tutto il Paese, ma a maggior ragione รจ valido per il Sud. In questi primi cinque mesi abbiamo puntato per il Sud sugli investimenti, sulla scuola, sulla cultura, sulle infrastrutture.
Sulla cultura, insisto sulla portata del grande piano per Pompei, oggi finalmente in grado di farne uno dei simboli dell’Italia che torna ad investire sul suo migliore patrimonio.Abbiamo inserito poi l’obiettivo Mezzogiorno nel nuovo piano industriale della Cassa depositi e prestiti che, complessivamente, prevede investimenti fino a 95 miliardi di euro nel periodo triennale.
Dobbiamo lavorare per garantire a costi accessibili la continuitร territoriale, in particolare per la Sardegna. Lo “sblocca-cantieri” ha fatto ripartire la metropolitana di Napoli, l’Alta Velocitร Napoli-Bari, la progettazione dell’Alta Velocitร fino a Reggio Calabria, le autostrade Agrigento-Caltanissetta e Ragusa-Catania.
Ancora, sul Sud vogliamo vincere la grande battaglia contro la dispersione scolastica. Abbiamo stanziato i primi 15 milioni per far sรฌ che il reclutamento della scuola batta il reclutamento della strada; che tutti i nostri ragazzi abbiamo diritto al futuro con l’istruzione. Perchรฉ al Sud, lo sappiamo, l’intensitร di ogni problema รจ moltiplicata all’ennesima potenza. Perchรฉ al Sud, peggiore perfino della rabbia, rischia di essere la disillusione e lo scoramento di milioni di giovani: donne, innanzitutto; perchรฉ al Sud l’impatto devastante della crisi si accompagna all’effetto della rivoluzione perennemente annunciata e mai arrivata: quella fatta di secoli, di promesse mancate, di illusionisti, di scorciatoie, quella che allontana il Sud dall’Italia e rischia di allontanare l’Italia dall’Europa.
A proposito di Europa, le prossime settimane saranno decisive per i fondi strutturali europei. Gli atti di programmazione del nuovo ciclo 2014-2020 vanno definiti, negoziati ed approvati entro i primi mesi del 2014. Le risorse del vecchio ciclo vanno spese assolutamente entro il 2015, pena il disimpegno.
Abbiamo alle spalle un grande lavoro di ricognizione e razionalizzazione, culminato con la creazione dell’Agenzia per la coesione, proprio per impiegare al meglio i fondi europei di oggi e quelli che verranno. Non possiamo permetterci di buttare tanti soldi alle ortiche. Non siamo nelle condizioni di sprecare risorse, di sprecarle ancora.
Le risorse, tanto piรน in questa stagione, dobbiamo impiegarle bene e laddove davvero servono a costruire futuro. E insisto su questo punto. Per noi italiani cultura e educazione dovranno essere il cuore della nostra riscossa. Abbiamo giร cominciato a dare il primo segnale di inversione di tendenza con i due decreti di agosto e di settembre: “Valore Cultura” e “L’istruzione riparte”.
Sono forse tra i risultati di cui vado piรน fiero. La strada anche qui รจ tracciata. Se ci darete la fiducia la percorreremo con maggiore convinzione e slancio ancora. Cultura ed educazione devono essere il centro della nostra ripartenza.ย (Applausi dai GruppiPD,ย ScpI e Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE).ย Anche, e forse soprattutto da questo, dipende il nostro futuro in Europa e nel mondo.
Al G8 e al G20 abbiamo intensamente lavorato per supportare la risoluzione politica del dramma siriano; ciรฒ a dispetto dello scetticismo iniziale con il quale sono stati commentati certi interventi. L’intesa raggiunta nei giorni scorsi a New York da conto del nostro contributo e riflette anche la posizione italiana, sulla quale, peraltro, hanno finito per convergere anche gli altri Paesi europei: centralitร delle Nazioni Unite, condanna inequivocabile dell’utilizzo delle armi chimiche, massimo impegno nell’aiuto umanitario per il dramma senza precedenti di oltre 2 milioni di rifugiati.
Onorevoli senatori, nel 2014 l’Italia assumerร la presidenza del Consiglio dell’Unione europea, per l’unica volta in questo decennio. Quella precedente era nel 2003, 10 anni fa. La prossima volta sarร tra 15 anni. Il 2014 รจ domani. ร un anno decisivo; un anno in cui non possiamo permetterci di far tacere o mancare la voce dell’Italia.
Le parole crescita e lavoro saranno al centro del nostro semestre. Sarร il primo semestre della nuova legislatura 2014-2019. Dovremo fare, di quella legislatura europea, la legislatura della crescita dopo la legislatura dell’arretramento e della sola austeritร che in Europa abbiamo vissuto dal 2009 ad oggi.
Porteremo al centro dell’attenzione continentale una gestione attenta e solidale del fenomeno delle migrazioni, partendo dall’appello di Papa Francesco a Lampedusa. L’Europa riparlerร finalmente di Mediterraneo.
Subito perรฒ scrolliamoci di dosso l’idea che stare in Europa voglia dire ยซfare i compiti a casaยป. L’Europa non รจ un compitino, รจ un cammino dei popoli, in cui l’Italia non deve mettersi da sola dietro la lavagna, ma agire da guida, perchรฉ l’Italia puรฒ farlo. In questi mesi abbiamo dimostrato, onorevoli senatori, che nei cambiamenti dell’Europa l’Italia puรฒ essere protagonista. Abbiamo portato l’Europa, con una iniziativa italiana, ad affrontare il grande dramma del nostro tempo: la disoccupazione giovanile. Oggi possiamo e dobbiamo fare di piรน, anzitutto su difesa e sicurezza e sulle politiche industriali, per raggiungere l’obiettivo di far arrivare il nostro manifatturiero al 20 per cento del PIL entro il 2020, per far sรฌ che un’industria piรน forte sia volano dell’innovazione. Anche per questo, al Consiglio europeo di fine ottobre punteremo tutto sullo sviluppo dell’Agenda digitale, tema fondamentale proprio per la competitivitร dell’Italia ed il recupero dei tanti, troppi, divari Nord-Sud.
Onorevoli senatori, abbiamo il diritto di sognare gli Stati Uniti d’Europa, per noi e soprattutto per i nostri figli. Ma non รจ piรน tempo solo di sogni. La buona battaglia per l’Europa, che segnerร l’Europa dei prossimi 15 anni, si gioca ora, nel 2004: come si muore di austeritร , si puรฒ morire di timidezza, di assenza diย leadership.
Abbiamo un’agenda ambiziosa per il 2014, sulla rotta Italia-Europa, fatta di appuntamenti urgenti ed irrinunciabili: penso all’attuazione della Garanzia giovani a partire da gennaio, con il lavoro necessario sui centri per l’impiego, e al piano per l’edilizia scolastica con la Banca europea per gli investimenti. Sono politiche pubbliche italiane ed europee che valgono oltre 2 miliardi di euro per il nostro Paese.
L’Italia puรฒ arrivare forte e credibile al 2014 quando guideremo l’Europa per costruirla (e raccontarla) piรน unita, piรน solidale e piรน vicina ai cittadini. Ma non c’รจ influenza senza credibilitร . Credibilitร vuol dire conti in ordine, stabilitร politica, obiettivi politici chiari.
Possiamo scegliere di chiuderci nel nostro cortile delle lotte di politica interna oppure possiamo giocare all’attacco, impegnando tutte le nostre carte su quell’unione sempre piรน stretta tra i popoli europei, in cui intendo impegnarmi nei prossimi mesi. La nostra prova arriva adesso: dimostriamo all’Europa intera, con il nostro ambizioso semestre, che non รจ un caso che il Trattato dal quale ha preso le mosse quella che poi sarebbe diventata l’Unione sia proprio il Trattato di Roma, il Trattato firmato a Roma, il Trattato firmato in Italia.
Signor Presidente, onorevoli senatori, il Paese – e vado a concludere – รจ stremato dai mille conflitti di una politica ridotta a cannoneggiamenti continui da un fronte all’altro, una politica tanto piรน rissosa quanto piรน immobile, ripiegata su se stessa, sorda ai veri interessi di chi dovrebbe rappresentare: gli italiani. Questa รจ l’occasione giusta per dire basta.
L’appello che rivolgo a tutti quanti siedono in quest’Aula lo rivolgo in primo luogo a me stesso: basta con la politica da trincea, concentriamoci finalmente solo su ciรฒ che dobbiamo fare, sulle risposte concrete che il Paese si sta persino stancando di chiederci e che invece ha il pieno diritto di rivendicare: le risposte che si attendono le donne (e so bene che il nostro decreto contro il femminicidio รจ importante, ma รจ sul terreno delle pari opportunitร , della vera applicazione delle pari opportunitร , che dobbiamo muovere in maniera sempre piรน incisiva); le risposte che dobbiamo dare in materia di ambiente; le risposte che dobbiamo dare in materia di contrasto alle mafie, di quel presidio all’ordine pubblico e della legalitร che in questi mesi รจ stato uno dei capisaldi della nostra azione; le risposte che passano per ulteriori investimenti seri nella scuola, nella ricerca, nella cultura e nell’universitร .
Onorevoli senatori, coraggio e fiducia รจ quello che torno a chiedervi. Mi appello oggi al Parlamento, mi appello al Parlamento tutto. Dateci fiducia per realizzare questi obiettivi; dateci fiducia per tutto ciรฒ che si รจ fatto e si รจ impostato in questi pochi mesi, una fiducia che non รจ contro qualcuno. ร una fiducia per l’Italia, una fiducia per le italiane e per gli italiani, una fiducia per tutti coloro che aspettano dal Parlamento, dalle istituzioni, dalla politica comportamenti, parole in base ai quali orientare le proprie scelte e su cui fondare ciรฒ che abbiamo il dovere di restituire ai nostri figli: la speranza.
L’11ย marzo del 1947 un grande liberale, Benedette Croce, si rivolse in Parlamento ai suoi colleghi costituenti, nell’Assemblea costituente, con le stesse parole che io vorrei oggi qui sommessamente rivolgere ad ognuno di voi, personalmente prima che decidiate se votare il si o il no alla fiducia. Diceva Benedetto Croce: ยซCiascuno di noi ora si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, con il suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorsoยป.
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