ROMA – Uccidere una persona in nome del Vero Dio, cioè del proprio Dio si può considerare la più pura delle blasfemie, ma il film su Maometto che è ora al centro di una controversia internazionale sembra fatto per offendere non solo il sentimento religioso di milioni di musulmani, ma anche di milioni e milioni di non credenti o credenti di altre religioni che hanno tra i parametri del proprio giudizio il buon gusto.
Mentre resta difficile collegare con una reazione emotiva al film l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, forse un’azione studiata a tavolino e preparata con cura e da tempo, il film rappresenta una provocazione altrettanto studiata a tavolino e rientrante nella guerra ormai aperta fra estremisti musulmani e cristiani copti in corso da mesi in Egitto come fiore della tanto decantata primavera che ha ripulito l’Egitto dal terribile Mubarak (quello vero, non lo zio di Ruby) e almeno in parte dalla spietata cricca di ladri che lo circondava che diffondere il seme dell’odio religioso e della vendetta islamica.
Una chiave di lettura del film è infatti data dalle scene iniziali, in cui la polizia egiziana assiste indifferente all’assalto, inclusa l’uccisione di una bella ragazza cristiana, subìto da un medico cristiano e dalla sua famiglia da parte di un gruppo di barbuti in djellaba bianca e copricapo islamico. La camera lascia l’inquadratura della ragazza morta a terra, con un rivo di sangue dalla bocca per sostituirla con la teoria, esposta da un cristiano di classe medio alta alla sua famiglia con una equazione: “uomo + X = terrorista islamico. Alla domanda su cosa sia il fattore X il cristiano risponde: devi scoprirlo da sola e il film si sposta in un deserto di cartapesta in cui l’origine di Maometto, nella tradizione orfano di padre sei mesi prima della nascita, viene attribuita a “padre sconosciuto”.
Segue una sequela di volgarità di cui non sembra essersi visto il pari nemmeno nei più anticristiani dei film su Gesù Cristo e la Madonna. Il film, in inglese, si trova su Youtube.com sotto il titolo Sam Bacile’s “The Muhammad Movie” . Si sta avvicinando al mezzo milione di visite nelle 24 ore successive al post.
Che in un mondo libero ci sia posto anche per la satira della religione lo sappiamo da migliaia di anni perché anche le grandi commedie greche e latine non facevano sconti alla presa in giro degli Dei dell’epoca. Questo film sembra però proprio studiato per ferire.
Gli attori, tranne un paio che comunque non appaiono arabi, sono tutti di pelle chiara, molti con gli occhi celesti, alcuni sembrano ebrei. Ma da qui ad ammazzare degli innocenti solo perché “infedeli”, ce ne passa, come ce ne passava per gli autodafé degli ebrei in Spagna.
Nel film sono adombrate alcune verità storiche come l’intrusione nel Corano di testi della Bibbia e della tradizione cristiana o come l’allusione al rapporto di Maometto con Khadijah, la ricca vedova, più grande di lui di 15 anni, che fu la sua prima moglie. Ma nell’insieme il film è una pesante caricatura del fondatore dell’Islam, che ha provocato anche numerose e forti reazioni da quanti lo hanno visto, quasi diecimila commenti, che vanno da “Quelli che insultano l’Islam devono essere decapitati” a “Film ironico che mostra quanto selvaggi e folli siano i musulmani, cui i musulmani rispondono dimostrando quanto selvaggi e folli essi siano”.