ROMA – Gli attivisti pro-gay hanno contestato Rosy Bindi alla fesa dell’Unità di Roma, a Caracalla il 19 luglio. Ma la presidente del Pd non ci sta e difende il documento sui diritti approvato dalla direzione del Pd il 14 luglio. La Bindi ha affermato che il documento prevede le “unioni civili, anche omosessuali” da regolare “nel rispetto della Costituzione”. Dopo le spiegazioni i contestatori sembrano essersi ricreduti, tanto da consegnare alla Bindi in segno di pace un cartello con la scritta: “Di.Co No a Rosy Bindì”, come riportato in una nota del Pd.
Dalla platea un grido l’ha interrotta mentre parlava del documento: “Non è vero!”. La Bindi ha tentato di replicare, ma le contestazioni sono cresciute di tono e lei alla fine ha sbottato: “Avete intenzione di continuare così? Questi atteggiamenti non aiutano, non fanno fare un passo avanti alle minoranze del paese, che con il Pd hanno la possibilità di veder riconosciuti i loro diritti”.
Il pubblico ha continuato a lamentarsi: “Ma quali minoranze!”. “Sì, minoranze”, ha ribadito lei.
La contestazione è andata avanti e la parlamentare ha fatto fatica a rimarcare la sua posizione, ma non si è arresa: “Se qualcuno pensa che ai cattolici di questo partito debba essere riservata solo la libertà di coscienza se lo scorda! E’ chiaro o no? – e prosegue – Che venga meno il rispetto verso chi ci ha messo la faccia quando mi è stata scatenata una piazza contro non lo accetto”.
La presidente del Pd ha ricordato anche il suo sì ai Di.Co e la guerra che per questa posizione presa le fece il centrodestra: “Non accetto che ora si dia un interpretazione minimale del passo avanti che abbiamo fatto insieme. Io ho bisogno di voi, ma se voi non sentite il bisogno di me siete voi che ve ne dovete andare!”.