MADRID – Un anno dopo la manifestazione che scatenò la Spanish Revolution, il movimento 15-M è tornato nelle piazze di una sessantina di città iberiche e di altre 180 in una cinquantina di Paesi in tutto il mondo, per ricordare che ”l’indignazione continua viva e ci sono sempre più motivi per la protesta”.
La mobilitazione globale, convocata attraverso assemblee e reti sociali, in Spagna si è svolta sotto l’imponente sorveglianza di migliaia di agenti, oltre 1.500 nella sola Madrid, con decine di mezzi schierati sul perimetro di Puerta del Sol, la piazza simbolo della protesta. Al grido di ‘Es una estafa, no es una crisi’ (E’una truffa, non è una crisi) e di ‘Contras los recortes no te cortes’ (Contro i tagli non tacere), migliaia di persone sono partite nelle prime ore del pomeriggio di sabato 12 maggio in quattro colonne da diversi quartieri della capitale, per confluire alle sette di sera in Puerta del Sol.
”Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri”, lo slogan della ribellione pacifica, che un anno fa estese il contagio dal bollente maggio iberico a oltre Oceano, fino a ispirare il movimento ‘Occupy Wall Street’ di New York e l’occupazione della Cattedrale di Londra. E che è tornato a risuonare da Bilbao a Siviglia, a Malaga, Valencia, Vigo, Santiago.
Un anno dopo, la crisi economica si è aggravata, con la recessione, l’escalation della disoccupazione – con 3 spagnoli su 4 senza lavoro – e del deficit pubblico. E ha forzato il governo di Mariano Rajoy a drastici tagli della spesa pubblica, che minacciano i capisaldi del welfare e corrodono la maggioranza assoluta ottenuta a novembre dal Partito Popolare. ”Il 15-M è più vivo che mai”, assicura Alicia Rodriguez, 41 anni, ex segretaria, tre figli di cui due all’università. Il maggiore risultato di questi mesi? ”Rompere l’apatia e l’individualismo e articolare le azioni di lotta in maniera solidale nei rioni e nei quartieri”, replica all’Ansa.
Dalla protesta alla proposta, con rivendicazioni che gli indignados hanno riassunto in cinque punti: non pagare un euro in più alle banche; la difesa dei servizi pubblici e dell’acqua come bene comune; no alla precarizzazione e alla riforma del lavoro; il diritto a una casa degna e un reddito minimo universale. Per Rosa Leguina, 50 anni, docente universitaria, ”Non c’è frangia della società che non sia indignata, la gente sta soffrendo duramente i contraccolpi della crisi, costretta a pagare due volte sanità e istruzione per il salvataggio delle banche. Lottiamo per una società più solidale, umanitaria e compromessa con le persone”. Lettura di manifesti, proiezione di video, un concerto dell’orchestra ‘Sol-fonica’, contatti via streaming con le altre città, accompagnate da assemblee tematiche nelle piazze adiacenti a Sol, sono alcune delle attività con le quali gli indignados intendono aggirare il divieto di concentrazione imposto dalla prefettura dopo le 22.00. Poi, a mezzanotte, un minuto di silenzio ”contro la violenza economica e le guerre”.
Stesso copione a Barcellona, dove scandendo lo slogan ‘El poble som la solucion’, (Il popolo è la soluzione) migliaia di indignados – 200.000 secondo gli organizzatori, 22 secondo la polizia – sono confluiti da vari cortei alle 18 in Plaza Catalunya. Dalla Gran Via, alla Diagonal, fino al paseo de Gracia e ritorno nella piazza simbolo, per l’assemblea permanente, che durerà fino a martedì15. ‘La voz del pueblo no es ilegal’, (La voce del popolo non è illegale), urlavano i manifestanti, preparandosi all’accampamento notturno che è stato in questo caso autorizzato dal Comune.
Da Barcellona a Londra, dove l’anniversario ha riacceso l’indignazione, ritrasmessa dalle immagini in streaming, perché ”la crisi non continui ad essere pagata dal 99% mentre l’1% si arricchisce”. Secondo la rete ‘Tomalaplaza.net’, che collega il movimento a livello internazionale, migliaia di persone si sono mobilitate da Washington a Rio de Janeiro, da Città del Messico a Caracas, da Sidney a Mosca; mentre in Europa sit-in e cortei si protesta sono stati indetti ad Atene, Parigi, Berlino, Francoforte, Londra e Bruxelles, per il primo anniversario della ‘Spanish revolution’, decisa a continuare.
Barcellona:
Puerta del Sol: