Scrive il Fatto: “A immortalarla non c’erano soltanto le cimici, come si pensava, ma anche una microcamera nascosta. È un filmato inequivocabile, che rievoca la notte tra il 17 e il 18 agosto 1978: un ragazzo tedesco di 19 anni, Dirk Hamer, viene raggiunto da due colpi di fucile alla gamba destra. Muore dopo 111 giorni, 19 operazioni e l’amputazione dell’arto. Un solo imputato: Vittorio Emanuele, che nega qualsiasi responsabilità. Alla fine la giuria francese lo dichiara innocente, dopo un processo durato appena tre giorni”.
Nel 2006, ricorda Beatrice Borromeo, i giornali pubblicano stralci dell’intercettazione ambientale in cui Vittorio Emanuele si vanta di “aver fregato” i giudici francesi e “ricostruisce la traiettoria delle sue fucilate”, il Savoia convoca una conferenza stampa all’Hotel Principe di Savoia di Milano, in cui, accompagnato dai legali e dal figlio Emanuele Filiberto, sminuisce le sue esternazioni su Dirk Hamer e dice che sono state falsificate: “Queste notizie sono talvolta manipolate o non sono vere. Ma ora è il momento di parlare, di far emergere la verità”, ricorda Borromeo. “E la sua verità è questa: ‘Due tribunali francesi si sono pronunciati prosciogliendomi da ogni responsabilità. Lo hanno fatto perché ci sono prove chiare. La pallottola che ha colpito il ragazzo non poteva essere del mio fucile. Qualcuno ha sparato con una pistola a quel povero ragazzo, ecco la verità’.”
Queste dichiarazioni, scrive il Fatto Quotidiano, “ora vengono clamorosamente neutralizzate dalle testuali parole che lui stesso ha pronunciato in carcere, ignaro della microcamera che registrava: ‘Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era (parola incomprensibile, ndr) steso, passando attraverso la carlinga’. Spiega il tipo di proiettile: ‘Pallottola trenta zero tre’.”
“Il principe, scrive sempre Beatrice Borromeo, ammette quindi di aver colpito Dirk e si vanta di aver gabbato il Tribunale parigino che l’ha assolto, grazie alla sua ‘batteria di avvocati’. Rievoca ‘il processo, anche se io avevo torto … torto…’. E aggiunge: ‘Devo dire che li ho fregati… Il Procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere. Ero più che sicuro’. Infatti ‘mi hanno dato sei mesi con la condizionale: sei mesi, c’era un’amnistia, non l’hanno neanche scritto! Sono uscito!’. Scoppia a ridere, senza trattenere la soddisfazione.
