Sempre sul Corriere, c’รจ stato il ricordo commosso del critico cinematografico Paolo Mereghetti: “Con Dino De Laurentiis se nโรจ andato lโultimo, realmente ยซmiticoยป rappresentante di quella schiatta di produttori italiani โ i Gualino, i Ponti, i Cristaldi, i Bini, i Lombardo โ che aveva fatto grande il nostro cinema. Non a caso, lโunico (che io sappia) a cui sia stato dedicato un libro ยซveroยป (ยซDinoยป di Tullio Kezich e Alessandra Levantesi, Feltrinelli editore) e non solo il catalogo di una retrospettiva. Oggi sono in tanti quelli che rimpiangono quei produttori e quegli anni, ma non so se poi sarebbero davvero in grado di confrontarsi (e scontrarsi) con personaggi di quel calibro, tanto grandi quanto dittatoriali, disposti a sfidare convenzioni e poteri costituiti se fiutavano il possibile successo (insieme a Ponti produsse La grande guerra contro tutto e tutti, da Andreotti ai vertici dellโEsercito italiano alle associazioni dei reduci) ma capaci di passare sulla testa dei registi โ che allora non si chiamavano ancora ยซautoriยป โ per dare ai film la forma (e la lunghezza) che volevano”.
Nella selva degli aneddoti citati, Mereghetti ha voluto segnalare anche i film stroncati dal produttore: “Delle decisioni insindacabili di De Laurentiis fece le spese, tra gli altri, Lโoro di Napoli di De Sica, tagliato di tutto un episodio, quello del ยซfuneralinoยป, perchรฉ considerato ยซdeprimente per il pubblicoยป. Ne fece le spese Le notti di Cabiria di Fellini, amputato della ยซsequenza dellโuomo col saccoยป (una specie di buon samaritano interpretato dal montatore Leo Catozzo, che si aggirava nottetempo distribuendo ai miserandi generi di sostentamento). Ne fece le spese Dune, che Lynch disconobbe dopo che i limiti imposti dalla produzione di De Laurentiis soffocarono duramente le ambizioni visive e fantastiche del regista. Eppure questi episodi (e molti altri ancora) non possono mettere in discussione la grandezza di un uomo che credeva davvero in quello che faceva e soprattutto che aveva unโidea del cinema ยซbigger than lifeยป”.
Infatti, ha proseguito il critico, “la fine del suo sodalizio con Ponti avvenne proprio sulla misura delle rispettive ambizioni, sul sogno di un cinema fatto di ยซgrandi storie e grandi starยป (mentre il socio milanese si diceva preferisse la formula ยซpiccole storie e belle donneยป), che gli ha fatto mettere in produzione film ambiziosi e costosi come Barabba, La bibbia e Barbarella o, trasferitosi negli Usa, King Kong, Uragano o Ragtime. Non tutto fu baciato dal tocco di Mida, a volte la riuscita artistica compensรฒ un botteghino insoddisfacente e viceversa ma lโintuito del produttore di classe non lo abbandonรฒ mai, come quando offrรฌ a Cimino, uscito a pezzi da I cancelli del cielo, la possibilitร di rimettersi in piedi con Lโanno del dragone, o come quando diede a un regista di telefilm lโoccasione di esordire (Michael Mann con Manhunter – Frammenti di un omicidio). Era un produttore vero, affamato di successo e di idee (lโultimo film lo mise in cantiere a ottantotto anni), di quelli che oggi, in Italia, non si vedono piรน. Forse perchรฉ di quella ยซfameยป non cโรจ piรน traccia”.