Lo ha fatto invece tenendo in piedi una coalizione che aveva in sé la contraddizione che alla fine l’ha fatta implodere: la tutela degli interessi dei ceti medi, incorporata in Forza Italia; la tutela dei ceti deboli del nord, curata dalla Lega; la tutela dei ceti deboli del centro sud, curata dall’ex Msi, nonché la tutela degli interessi televisivi prima e poi anche giudiziari dello stesso Berlusconi. L’amalgama della salsa era una promessa liberale e modernista, quasi rivoluzionaria, la mitizzata quanto impossibile “rivoluzione liberale”, che però era solo fumo, perché anche in politica le incompatibilità ideologiche non sono fumisterie, ma sono il riflesso di concreti interessi di classe (quegli interessi di classe che nemmeno l’Unione Sovietica è riuscita a sradicare) in contrasto fra loro.
Berlusconi, partendo dalla spregiudicata intuizione di fare uscire gli ex fascisti dalle fogne e di trasformarli in forza di governo, ha tenuto assieme tutto questo per tanti anni, con promesse, bugie, rinvii, politica da banco e politica da sottobanco. Ma la recessione economica degli ultimi tre anni ha fatto esplodere “la contraddizion che nol consente”, perché nessuna delle quattro anime della sua coalizione poteva contare su consensi e seggi in Parlamento tali da imporsi.
Questo ha portato al fallimento finale della maggioranza, alla sua scissione, come ha portato al fallimento di quasi tutto il programma politico di Berlusconi, tranne quei pochi punti che hanno portato a un aumento della spesa pubblica, dalla salute ai minimi delle pensioni. Rivisto in prospettiva, Berlusconi sembra quei criceti che passano il tempo nella loro gabbietta a arrampicarsi su una ruota e si trovano sempre allo stesso punto. Non c’è male, dal suo personale punto di vista, perché gli ha permesso di evitare qualsiasi contatto con le patrie galere, ma una amara delusione per chi abbia a cuore gli interessi se non dell’Italia almeno di una sua parte.
Se facciamo un elenco dei suoi sogni e dei suoi proclami, il risultato è una sconfortante litania di “fallito”, leggi ad personam incluse, a cominciare dal suo sogno di una repubblica presidenziale, che si è trasformato in incubo. La repubblica presidenziale l’ha fatta, licenziandolo in tronco, il presidente attuale, Giorgio Napolitano cui Berlusconi ha consegnato le chiavi del sistema grazie ai suoi comportamenti indecenti, a casa come sulla scena pubblica internazionale.
Poi la lista continua. Giustizia: dallo spezzeremo le reni ai giudici si è arrivati alla constatazione di Angelino Alfano che nessuno più mai potrà toccarli.
Repressione delle fughe di verbali e intercettazioni: per puro culto della propria personalità (o perché mirava ad altri inconfessabili obiettivi), ha scelto la strada dello scontro, perdendolo, invece di fare approvare dal Senato una legge che alla Camera tutti, ma proprio tutti i partiti, sinistra inclusa, avevano approvato con entusiasmo; per non dire che una legge c’è già e basterebbe solo farla applicare.
