Riforma degli Ordini: peggio del duo Prodi – Bersani, che fallirono anche con i taxisti.
Riforma elettorale: il maggioritario o il sistema tedesco che tagliano fuori dal Parlamento i partiti più piccoli sono rimasti tema di convegno e editoriali più o meno fuori bersaglio. Su questo terreno, Berlusconi ha abbindolato ai tempi della bicamerale Massimo D’Alema, unito a lui dal vizietto di voler eliminare i partiti contigui, nel caso Rifondazione, prima che gli avversari; Berlusconi ha ottenuto quel che voleva nell’interesse delle sue tv e ha poi fatto saltare il tavolo quando D’Alema non poteva concedere più di tanto contro la magistratura.
Lascio fuori dal conto il federalismo, perché attuarlo sul serio avrebbe fatto venire meno una delle condizioni per cui lui stava a Palazzo Chigi e quindi rientra nel capitolo bugie a un partner e strizzatine d’occhio all’altro.
Berlusconi ha provato a fare un passo avanti con la fusione per incorporazione di An nel Pdl, ma l’ha fatta fallire per le sue arroganza e insensibilità che hanno scatenato l’ira invidiosa rabbiosa e alla fine anche funesta di Gianfranco Fini.
Lavoro: fallimento totale.
Ridurre le tasse: ci lascia il tax rate più alto della storia.
La divergenza di visioni e di interessi fra le componenti di una coalizione di maggioranza, peraltro, è stata la stessa causa del fallimento dei precedenti governi di sinistra guidati da Romano Prodi, anche se tra le sue varie componenti c’era una base ideologica più omogenea di quanto ci sia stata o ci sia nella maggioranza o ex maggioranza di sedicente destra.
Ora che Berlusconi non c’è più, ci chiediamo credo, in milioni, cosa accadrà?
