Il ballo dei tagli alle province è ripartito i capoluoghi interessati annunciano la loro “rivolta”. La quadriglia comincia a metà giornata.
Ore 12: giunge la notizia che la commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato un emendamento del relatore al disegno di legge sulla Carta delle Autonomie, Donato Bruno, che prevede che la popolazione delle province non possa essere “in ogni caso inferiore ai 200 mila abitanti”.
Primo sì ai tagli, dunque. Risultato: le province da eliminare ci sono. Non sono più nove, come annunciato solo qualche giorno fa, pare siano diventate sette.
Il criterio è certo: i 200 mila abitanti sono il limite sotto il quale la provincia è fuori. Ma ci sono già i dovuti “distinguo”: è così che sarebbero sicuramente “eliminate” Vercelli, Isernia, Fermo e Vibo Valentia. Il numero delle “abrogabili”, quindi cambia ancora, sono quattro e non più sette. Tre, infatti, appaiono ancora in forse: quelle a rischio sono Biella, Verbano-Cusio-Ossola e Crotone. Motivo? Il taglio viene attenuato per le province il cui territorio sia per oltre il 50 per cento montano: sopravvivranno quelle sopra i 150 mila abitanti.
Quattro, province saranno fuori, allora. Almeno sembra. Un provvedimento dalla portata ridotta secondo alcuni, visto il totale delle province italiane, ben 92. Ma le cose si muovono, la notizia si diffonde e non appare piccola affatto, almeno agli abitanti della “piccola” Fermo.
A meno di cinque ore dal sì ai tagli, infatti, ecco tuonare la prima provincia tra le “abolite”. E’ la cittadina marchigiana a dare il “la” al coro delle escluse, portando avanti la sua “rivolta” in stile “marcia su Roma”. Fermo chiama alla piazza e per bocca del suo sindaco invita tutto il territorio a mobilitarsi, ma anche le associazioni di categoria e l’opinione pubblica, in modo da “intraprendere ogni possibile iniziativa per scongiurare il tentativo di soppressione”, considerato ormai un oltraggio, un’invasione impossibile da accettare.
Si parla di una possibile occupazione dell’autostrada A14, ma anche di organizzare pullman diretti a Roma per presidiare la Camera dei deputati, il Senato e i palazzi del Governo.
A capo della mini “rivolta” c’è il sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio, che continua a chiamare tutti a raccolta e parla di “una situazione che non andava sottovalutata”. “Già da giorni – ricorda – avevo annunciato il pericolo dell’emendamento al disegno di legge della Carta delle Autonomie. Questo rischio, preso da molti con estrema superficialità, è diventato reale”.
Una voce si leva poco dopo anche dalle province a “rischio”: “La montagna ha partorito il topolino, finalmente si è compreso quali erano i problemi finanziari dell’Italia: le Province di Crotone, Vibo Valentia e Fermo”. E’ il commento di Stanislao Zurlo, presidente della Provincia di Crotone. “Non è un criterio attendibile quello di stimare la validità di una Provincia e il suo ruolo istituzionale sul territorio sulla base della quantità della popolazione”, tuona a caldo il presidente della Provincia di Isernia, Luigi Mazzuto, che chiede di convocare con urgenza il Direttivo nazionale, per promuovere “un’azione comune che tuteli il ruolo delle Province”.
Fermo, intanto, annuncia la sua battaglia. Forse non sarà sola. La rivolta è pronta.