E allora uno si sente per un momento “leghista”, vien preso dalla voglia pazza di trovare qualcuno che allo sfregio di Gheddafi replichi a tono. Lo sfregio non sono i trenta cavalli berberi trasportati in aereo, il circo viaggiante delle amazzoni vestite da guerriere sulla scaletta del velivolo, la gran festa equestre nella caserma di Tor di Quinto, i Carabinieri obbligati ad esibirsi per lui. Lo sfregio non è la cena in programma con il capo del governo, forse con l’amministratore delegato di Unicredit, i vertici dell’Eni e di Finmeccanica e dell’Enel. Lo sfregio non è la montagna di affari: le imprese di costruzione a caccia di appalti per la strada costiera libica, le aziende che fabbricano armamenti a caccia delle commesse per sostituire i suoi vecchi Mig, le commesse sul petrolio, le tratte di rete elettrica da costruire. Dicono, calcolano 40 miliardi di euro di affari. Lo sfregio non è l’esibizione della “pecunia” che “non olet”, non puzza. Tutto questo si può ingoiare anche se ha un pessimo e talvolta putrido sapore. Dice il proverbio popolare che ciò che non strozza ingrassa. E Stato, governo e società italiane si “strozzano” assai raramente.
Lo sfregio, voluto non casualmente da Gheddafi, è alzare a dismisura il prezzo, non accontentarsi delle genuflessioni politiche e finanziarie. Lo sfregio è volere ed esibire di più, molto di più e molto di altro: l’umilizione culturale di una civiltà . Chiamata a vestire le sue donne in maniera “impura”, a portarle a domicilio, a renderle oggetto di conquista e ratto chiamato conversione. Conversione esibita da parte di un leader di una cultura e di una religione che quasi ovunque dove regna e domina considera il solo tentativo di conversione ad altra religione che non sia l’Islam reato sommo da punire con la massima severità . Gheddafi viene da un mondo dove se provi a convertire una donna ad altra fede che non sia l’Islam vai in galera o peggio. Lui sa cosa vuol dire nel suo mondo convertire una donna, il massimo concepibile dell’offesa. Lui sa che nella sua cultura quella conversione è “stupro” culturale. Lo sa e per questo è venuto a farlo qui.
Il perché e il come gli riesca farlo è questione certo più grande della sensibilità di un’agenzia di hostess o degli interessi comuni tra Berlusconi e Gheddafi. Questione più grande: viene voglia di sentirsi leghista, ma poi ti ricordi che la Lega di Bossi, Calderoli e Maroni è quella che tiene in piedi il governo di Berlusconi e Frattini. Vien voglia di prendersela con la sensibilità di un’agenzia di hostess, ma poi misuri l’insostenibile inesistenza di cultura civile vin queste ragazze. Vien voglia di prendersela con qualcuno. Ma questo “qualcuno” purtroppo non sta solo a Palazzo Grazioli e neanche nei Consigli di ammnistrazione delle aziende e neanche in qualche modello femminile spacciato come droga leggera dalle tv. Questo “qualcuno” è dentro di noi, nelle nostre case e famiglie. Nella nostra latitanza non tanto e non solo di cristiani, non tanto e non solo di occidentali, ma nella nostra indifferenza ad essere almeno gente senza imbarazzo nel guardarsi allo specchio, questo almeno sarebbe obbligo civile e di massa.
