“Sono parole pericolose. Se Gasparri conosce nomi e cognomi le faccia. Sennò lasci lavorare e rispetti le autorità competenti senza avvelenare il clima con dichiarazioni provocatorie e parafasciste” dice Anna Finocchiaro.
Su Repubblica c’è anche la reazione di Roberto Saviano che dopo gli scontri scorsi aveva avviato un serrato dibattito con gli studenti sul quotidiano e su sito. “Le ricette del Governo contro i manifestanti sono follie autoritarie” dice lo scrittore. “Vogliono risolvere la questione – prosegue – come un problema di forza da affrontare senza dare risposte, ma solo repressione. La piazza non è uno stadio, nè i cittadini sono ultras scalmanati da reprimere”. “Il governo deve ascoltare le ragioni dei precari e degli studenti e a quelle ragioni dare risposta”. “La violenza, che oscura e danneggia gli obiettivi di questo movimento va disarmata e non alimentata come succederebbe invece proponendo arresti preventivi e anticostituzionali e zone rosse rese più rigide a mò di provocazione”. Saviano chiude il suo appello difendendo gli sforzi della polizia su cui la politica tenta di scaricare la responsabilità della gestione del problema.
E il partito di Fini come si pone sulla questione? Adolfo Urso, coordinatore di Futuro e Libertà, spiega: ”Crediamo necessario che le autorità competenti smentiscano quanto invocato stamane dal senatore Gasparri e che il Pdl prenda ufficialmente le distanze dal suo capogruppo al Senato”. Per Urso, ”è sbagliato soffiare sul fuoco e alimentare divisioni e contrapposizioni, anzi occorre agire insieme con responsabilità per evitare che la protesti degeneri in violenza, isolare i teppisti e punire in modo esemplare chi commette reati”.
“Perchè Maurizio Gasparri fomenta con dichiarazioni irresponsabili gli animi già tesi? A quale fine? E’ doveroso tutelare le espressioni della democrazia”. Lo affermano Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21, e Vincenzo Vita, senatore Pd, che chiedono la trasmissione in diretta in televisione e per radio della manifestazione degli studenti del 22 dicembre. ”La mobilitazione contro il ddl Gelmini sull’università – aggiungono in una nota – non può e non deve essere confinata a una questione di ordine pubblico. E sono persino inquietanti gli attacchi ad associazioni come la rete ’29 aprile’ dei ricercatori, letti su qualche quotidiano”. Secondo Giulietti e Vita, la ”giusta e legittima” critica ad un ”brutto progetto governativo” non deve essere ”l’alibi per un regolamento dei conti contro il mondo dei saperi, non omologati al pensiero unico televisivo”. I due ribadiscono il loro ”no a qualsiasi forma di violenza”, ma auspicano che ”non si aizzi il già incandescente serbatoio sociale”.
Anche la magistratura contro Gasparri e la sua proposta “senza senso”. ”Il 14 dicembre è un altro mondo rispetto a epoche che tutti ci auguriamo non torneranno e che nulla lascia presagire siano in procinto di ripresentarsi”. Lo afferma a Repubblica, il vicepresidente del Csm, Michele Vietti spiegando che ”il clima sociale è difficile” ma non si deve ”soffiare sul fuoco”. Per questo, respinge anche la proposta di applicare il Daspo agli studenti manifestanti. ”Mi sembra di difficile praticabilità”, osserva. ”Non possiamo avallare il luogo comune che i poliziotti arrestano e le toghe scarcerano”, evidenzia inoltre Vietti che definisce ”inaccettabile il tentativo di dialettizzare tra servitori dello Stato impegnati nello stesso fronte, pur in diversi ruoli”. Da parte loro, sottolinea il vicepresidente del Csm, ”i magistrati sanno usare la discrezionalita’ che la legge offre loro, senza bisogno di lezioni da nessuno, tantomeno in nome di analogie storiche assai poco calzanti”. Sull’iniziativa del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di inviare gli ispettori, Vietti replica: ”Non voglio credere che dietro vi siano interferenze con l’attivita’ giurisdizionale o invasioni di capo”.