Maggioranza e opposizione, per una volta unite, alla corte di Gheddafi. Il Colonnello ha presentato ieri a Palazzo Giustiniani a Roma il suo ultimo libro “Il viaggio del Leader. Muammar Gheddafi in Italia”, che ripercorre le tappe della prima visita ufficiale che il dittatore libico ha compiuto nel nostro Paese un anno fa, a ben 40 anni di distanza dal colpo di Stato con cui prese il potere. In platea c’era un vasto e trasversale pubblico: esponenti del centrodestra come del centrosinistra, uomini d’affari e diplomatici, quasi a sottolineare – come nota Maurizio Caprara sul Corriere della Sera – l’influenza a 360° del Colonnello.
Dal ministro degli Esteri Franco Frattini all’amministratore delegato dell’Unicredit Alessandro Profumo, da un ex presidente del Consiglio ora al centrodestra come Lamberto Dini a un altro ex premier del centrosinistra come Massimo D’Alema, dal presidente della commissione parlamentare Antimafia Giuseppe Pisanu a esponenti dell’imprenditoria edile come Salvatore Ligresti. Un panorama variegato e variopinto, completato anche da un veterano del giornalismo comunista come Valentino Parlato e un veterano del craxismo Massimo Pini.
“Nessuno ai tempi dell’assassino Mussolini o di Balbo avrebbe immaginato che la Libia sarebbe diventata una nazione forte, con risorse come il gas naturale o il petrolio, che l’Italia un giorno avrebbe avuto bisogno della Libia per queste…” aveva dichiarato orgogliosamente lo scorso anno Gheddafi. E, a giudicare dal parterre, il Colonnello aveva ragione.
A Palazzo Giustiniani a risuonare sono state solo le lodi. Frattini non ha protestato per la chiusura della sede dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, e l’ha definita a lungo “tollerata” benché “al di fuori della legislazione libica”. Dini si è schierato in favore del trattato italo-libico firmato da Berlusconi e Gheddafi, più volte raggiunto da accuse di configgere con l’Alleanza Atlantica in quanto prevede un patto di non aggressione. Come presidente del Copasir, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica che controlla i servizi segreti, D’Alema ha ricordato come ben prima dell’attacco alle Torri Gemelle il Colonnello avesse messo in guardia il mondo da Osama Bin Laden. Profumo, che vede la Banca centrale libica tra i suoi azionisti, ha sottolineato come i fondi sovrani di Tripoli rappresentino una fonte di stabilità per le nostre aziende.