Dall’accusa di banda armata Giuliano Pisapia fu “prosciolto con formula piena nella fase istruttoria”. Giudicato e assolto anche per il furto, il reato di concorso morale è stato sì coperto da amnistia, come dice la Moratti, ma l’attuale suo avversario aspirante sindaco il 15 marzo ai suoi ascoltatori aveva spiegato ciò che la Moratti ha invece taciuto: “I giudici mi hanno assolto nel merito, cosa possibile solo in quanto risultava evidente la mia innocenza”. “Mi sono candidato a sindaco di Milano anche per lo stimolo ricevuto da chi ho conosciuto in carcere per il mio impegno di parlamentare e avvocato: mi hanno trasmesso la voglia di cambiamento, eguaglianza e libertà”. Tant’è che nella sua pagina su Facebook Pisapia dedica spazio anche a “S. Vittore, quartiere di Milano”.
Il lato niente affatto comico di questa faccenda è invece la pretesa che chi è stato di sinistra anche solo 30 anni fa o ha avuto a che fare con la giustizia, pur senza avere condanne, non deve far politica, quanto meno non può fare il sindaco. Si tratta di una pretesa forse non da fascisti, ma certo da più o meno forcaioli. Che però, guarda caso, non vale per Silvio Berlusconi né per i non pochi politici e parlamentari condannati del centro desta. Anzi, in questo caso scatta la strategia dei due pesi è due misure: il condannato è da considerare innocente fino alla sentenza della Cassazione. E quindi intanto se ne può restare tranquillamente sulle poltrone istituzionali.
Ma ci sono altri due aspetti per nulla comici e anzi decisamente preoccupanti che è bene rilevare e non sottovalutare. Il primo è che questa pretesa fintamente moderata della Moratti è il completamento dei colpi di maglio del suo padrino politico nonché padrone del suo partito, il Berlusconi che ormai continua ad accusare come un disco rotto di comunismo tutti coloro che non si piegano alle sue pretese, dalle “toghe rosse” al capo dello Stato fino ai giudici della Corte Costituzionale. Il secondo è che si sta tentando di punire, per ora con tre mesi di sospensione dalla cattedra, i “professori che nelle scuole fanno propaganda o ideologia”, modo anodino per dire i professori di sinistra. Se dovesse passare una simile legge, non si capisce come potrebbero continuare ad esistere nelle scuole pubbliche i professori di religione, anomalia peraltro solo italiana e di Paesi musulmani.